Autore: Pietro

La Tempesta, con Giorgio Albertazzi

La Tempesta, con Giorgio Albertazzi

Albertazzi, nel ruolo di Prospero, mago e Duca di Milano spodestato dal fratello, per tutta la durata dello spettacolo “si muove su una sedia a rotelle, come un moderno Hamm beckettiano… Proprio dall’apparente fragilità fisica si sprigiona la sua imprevedibile Potenza; Potenza di pensiero e abilità esoterica incontrastabile” (note di regia).

Così in effetti appare il personaggio principale, sospinto senza tregua dallo spiritello Ariel, che in questo modo si procaccia l’affetto del protagonista e degli spettatori, per questa dedizione umana.

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La Lupa

La Lupa

Il sentimento di fascinazione suscitato dalla figura della Dea Madre, che alcuni studiosi legano al periodo del “matriarcato” – quell’ipotetica organizzazione sociale primitiva – è un contenuto antichissimo dell’inconscio sociale. Esso riaffiora sistematicamente dalle profondità più oscure dell’inconscio e si manifesta nel tempo, a partire dalle epoche più remote (Venere di Willendorf, 25.000 a.C.) fino ad oggi, attraverso le opere d’arte o i fatti di cronaca. Il mito coinvolge sempre tre protagonisti: la donna adulta, il giovane uomo e il giudizio morale (quest’ultimo rappresentato generalmente da una figura maschile dotata di qualche autorità).

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Lo zoo di vetro

Lo zoo di vetro

La stagione teatrale 2015-2016, a Roma appare strepitosa: dopo anni di declino, con la chiusura del Teatro Valle e persino del Teatro Eliseo, inattesa è la resurrezione. A parte la perdurante assenza del Valle, che lascia aperta una ferita, la proposta è straordinaria nei titoli e negli interpreti.

Avendo perduto per eccesso di fiducia – o di sfiducia – La bottega del caffè all’Argentina, ci siamo precipitati ad acquistare i biglietti di Lo zoo di vetro in programma al Teatro dell’Angelo, una bella struttura relativamente nuova del quartiere Prati, ritenendo che la principale interprete, Pamela Villoresi, avrebbe richiamato un folto pubblico.

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I blues

I blues

Al Teatro Sala Umberto di Roma (via della Mercede 50) martedì 20 ottobre ha debuttato lo spettacolo I BLUES, di Tennessee Williams, nato nel 1911 a Columbus, Mississippi, e morto nel 1983 a New York: sono tre degli American Blues scritti negli anni ’40, quando il drammaturgo iniziava a tratteggiare i personaggi tipici dei suoi drammi, successivamente rappresentati in tutti i teatri del mondo e consacrati da Marlon Brando e Vivien Leigh (Un tram che si chiama desiderio); Elizabeth Taylor e Paul Newman (Improvvisamente l’estate scorsa; La gatta sul tetto che scotta); Carroll Baker (Baby Doll).  Sebbene non bisognerebbe mai mettere in relazione la grandezza poetica di un autore con le vicende della storia personale, tuttavia è utile gettare uno sguardo sulla vita di Tennessee Williams allo scopo di percepire alcuni tra gli strumenti utilizzati nella sua drammaturgia: primo tra tutti, una straordinaria percezione della sofferenza, che consegue dall’ignoranza e dall’isolamento, i cui esiti sono frustrazione dei desideri e rassegnazione.

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Wikipiera

Wikipiera

Tanto tempo fa, facemmo un viaggio in automobile con Mario Scaccia, il grande attore scomparso quattro anni or sono. Io sapevo, di lui, che era stato maestro elementare per un breve periodo, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale: la conoscenza di questo particolare accorciò le distanze e ci diede modo di iniziare una lunga conversazione.

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