Diamanti

Diamanti

Un film meraviglioso: “Diamanti” di Ferzan Özpetek | con Paola AndreoniDa bambino desideravo un potere assoluto: affettivo, intellettivo e materiale; andando avanti nel tempo mi sono reso conto di quanto sia frivola questa posizione. In particolare ne ho preso atto una domenica pomeriggio discutendo con il mio maestro (Sandro): io sostenevo con calore che tutti vogliono essere al centro dell’attenzione ed egli replicava di non nutrire per niente questo desiderio, contraddicendo un’evidenza eclatante perché egli era – realmente – al centro delle attenzioni di molti. Dal disorientamento iniziale alla comprensione il passo fu (abbastanza) breve per fortuna… L’ulterione consapevolezza comportò la rinuncia alle fantasie onnipotenti e fu una conquista incerta e lenta.

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Un caso del genere

Un caso del genere

La mia professione è la psicoterapia.

Spesso, tra un racconto ed un altro della propria esperienza di vita, i pazienti che si sentono un po’ in intimità con me, per la durata del trattamento o per avere letto qualcosa di mio, mi propongono questioni estranee alla terapia almeno in apparenza: si può trattare di un film di cui si parla, di un libro premiato o di un fatto di cronaca particolarmente rilevante.

Nella scorsa settimana è accaduto che una persona mi abbia posto la questione di un fatto di cronaca emerso con vigore: la sentenza del Tribunale nei confronti di Filippo Turetta. In particolare, segnalava il proprio turbamento di fronte alla violenza dell’opinione pubblica che si era scatenata nei confronti dei giudici – colpevoli di non aver riconosciuto alcune aggravanti nel crimine –; e nei confronti dell’avvocato difensore per il fatto di avere accettato la difesa del “mostro”.

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Middlesex

Middlesex

Il romanzo inizia a Bitinio, microscopico villaggio greco in Asia Minore: il bel Eleutherios Stephanides, Lefty, è innamorato di sua sorella Desdemona. A causa della guerra tra Greci e Turchi i due fuggono verso il mare, a Smirne, sperando di mettersi in salvo ma, al contrario, si trovano in una città circondata e incendiata e i molti residenti greci restano vittime di un massacro odioso. Per sfuggire all’incendio e alle violenze più immediate, i  due fratelli si gettano in acqua e vengono raccolti da una nave inglese che li porta ad Atene; da qui riescono a emigrare negli Stati Uniti. Non hanno più parenti, a parte Sourmelina, cugina carnale che vive a Detroit.

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Parthenope

Parthenope

Parthenope, una delle tre sirene, era figlia di Forco, divinità marina. Si dice fosse bellissima – insieme alle due sorelle – e dotata di una voce splendida, che però non fu sufficiente per superare l’arte di Orfeo o per sedurre Ulisse. A causa di questo fallimento si suicidò, insieme alle altre due, gettandosi in mare. Il suo corpo trasportato dal mare giunse vicino alla foce del fiume Sebeto, che bagnava Napoli, nel luogo in cui ora sorge Castel Dell’Ovo. A Napoli Parthenope fu venerata come dea protettrice e le sue qualità seduttorie si trasferirono alla città che l’aveva assorbita: la bellezza carnale e la virtù del canto, insieme a qualcosa di profondamente indescrivibile.

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Alana S. Portero “La cattiva abitudine”

Alana S. Portero “La cattiva abitudine”

In questo periodo ho deciso di approfondire alcuni temi relativi alle cosiddette incertezze del gender, in lingua italiana: identità di genere. Il motivo è banale: avendo in programma un corso elementare su questi argomenti, ho pensato di leggere un po’ di romanzi, oltre alla necessaria saggistica.

Il racconto di cui parlo è una forma biografica romanzata che tratta la vita della protagonista, anagraficamente maschio, ma emotivamente e sensualmente donna. Della ragazza transgeder non è pronunciato il nome, ma solo l’iniziale Aaa che, bambina, tenta di pronunciare in un momento di grande ansia, senza riuscire a completarlo. Ne deduciamo che stia parlando di se stessa: Alana S. Portero scrittrice, drammaturga e regista, laureata in storia medievale, e attivista per i diritti LGBTIQ+.

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