Signorina Rosina di Antonio Pizzuto
Propongo qualcosa che, forse, non si capirà.
Da un po’ di tempo vado promuovendo un libro, tra amici e parenti, pubblicato per la prima volta nel 1956 dall’editore Macchia e poi successivamente riproposto da svariati editori in svariate, successive, ristampe: l’ultima disponibile sul mercato è di Polistampa e risale al 2004.
L’autore, al giorno d’oggi, è sconosciuto ai più, anche se ha costituito uno dei casi letterari (insieme con Giose Rimanelli e Giuseppe Berto) in Italia, tra il 1958 e il 1976 (anno della morte di Pizzuto): accolto dapprima entusiasticamente (Gianfranco Contini), poi sempre più snobbato da pubblico e critica a causa delle crescenti e obbiettive difficoltà di lettura, e interpretazione degli ultimi romanzi (in particolare Testamento, 1969, libro molto atteso soprattutto da Angelo Mondadori). …
Molte volte ho assistito a spettacoli teatrali costruiti sull’idea del ‘teatro nel teatro’; pochissime volte ho, invece, letto libri costruiti sull’idea della ‘letteratura nella letteratura’; talmente poche che ne ricordo solo una. Si tratta del libro di Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore…” iniziato a leggere prima con interesse, poi con fastidio, infine abbandonato nonostante i richiami del senso del dovere.