Cattedrali

Cattedrali

Sono ormai alcuni anni che, quando ce lo possiamo permettere, andiamo a vivere per alcuni giorni in un’altra città – spesso una capitale europea –, tentando di mescolarci alla cittadinanza di lì; cercando di capire quello che c’è di interessante (anche in termini negativi) ed annusando “l’aria che tira”. Lo abbiamo fatto anche quest’anno. Distinguiamo le città tra quelle “preferite” e le “altre”: manteniamo una data non estiva per quelle preferite; ci avventuriamo in estate (quasi sempre in agosto) nelle altre.

Sebbene la costituzione europea non faccia cenno alle origini cristiane della nostra cultura, tuttavia noi cerchiamo di fare sempre una visita nelle cattedrali: in quelle, è raccolta una grandissima parte delle linee artistiche e culturali – ereditate dalla Grecia e da Roma – che si sono sovrapposte nei secoli; inoltre esse trasmettono abbastanza chiaramente le abitudini locali. Modi di vestire; acconciature dei capelli; tolleranza delle differenti rappresentanze sociali; elementi salienti della cortesia umana tutto ciò è liberamente offerto a chiunque non si limiti a stare con il naso in su.

Abbiamo anche imparato che in molte cattedrali – ma purtroppo non in Italia – l’interesse artistico-culturale dei fedeli è strettamente intrecciato con quello mistico-religioso, in particolare nell’ambito musicale. In molte città, la cattedrale è sede addirittura di un’orchestra sinfonica e di un coro, che alla Messa solenne della domenica offrono un concerto inserito nella liturgia: a Bruxelles tale compito è affidato allo splendido organo monumentale (Grenzing, 2000) della cattedrale des Saints Michel et Gudule. Siamo andati alla messa principale e, all’ingresso, ci hanno chiesto se volevamo assistere alla funzione: non abbiamo mentito rispondendo in modo affermativo, e ci hanno lasciato entrare nella navata centrale. Quanti dichiaravano di voler solo vedere la chiesa, erano lasciati in un’area prospiciente all’ingresso, per non disturbare la celebrazione.

Domenica 23 agosto, alle 11 e 30, l’Omelia era tenuta da Padre Alban Massie e l’Organo era suonato da Bart Jacobs con il seguente programma (riportato nel pieghevole distribuito ai fedeli):

Entrée: Preludium in C (Do magg.)                           Johann Ludwig Krebs (Buttelsted, 1713 – Altemburg, 1780)

Après l’homelie: Tierce en taille                                                                       Nicolas De Grigny (Reims, 1672 – 1703)

Offertoire: Thema mit variationen                           Carl Philip Emanuel Bach (Weimar, 1714 – Amburgo, 1788)

Communion: Allegretto                                               Julianus Marie August de Boeck (Merchtem, 1865 – 1937)

Sortie: Fuga in G (Sol magg.)                                           Wilhelm Friedman Bach (Weimar, 1710 – Berlino, 1784).

Il Preludio inziale è piuttosto semplice e grazioso, quasi una musica per giocattoli; la melodia, accattivante, si inserisce nella grande tradizione bachiana (Krebs fu allievo di Bach, ed in alcune composizioni se ne percepisce piuttosto bene l’impronta).

Tierce en taille di Nicolas De Grigny è un brano profondamente meditativo, che ben si adatta al momento di riflessione successivo ad una omelia basata su temi sacri e morali. La Tierce en taille è una forma musicale per organo della musica classica francese, avente come voce principale una registrazione, ovvero una successione di registri scelti in funzione della melodia (tale registrazione si basa sui registri di tierce, cioè relativi al terzo grado della scala diatonica). Il termine en taille significa che la melodia è eseguita nella tessitura del tenore, cioè nella parte centrale della tastiera (nella “taglia” normale). La melodia è accompagnata, su un’altra tastiera, da registri di basso dolce (bordone, mostra) ed eventualmente da un basso alla pedaliera (i termini usati fanno riferimento all’organo monumentale a canne).

Il tema con variazioni di Carl Philip Emanuel Bach parte da un motivo abbastanza complesso e sufficientemente vivace, per esplorarne, con una certa profondità, le differenti possibilità espressive e di contenuto. Anche in questo caso si apprezza la scelta artistica in riferimento alla parte della Messa dell’offertorio, perché accompagna senza distrarre troppo ma, anzi, suggerisce spunti di riflessione.

August de Boek, la cui caratteristica principale è di essere nato nelle vicinanze di Bruxelles, è stato un musicista poco prolifico, completamente inserito (forse interrato) nello spirito romantico. Il suo allegretto è parte di una composizione per organo in tre movimenti, di cui questo è il conclusivo. Non è un brano sacro, ma ben si adatta – grazie a molta sobrietà e moltissima misura – a non disturbare i sensi di coloro che si recano a ricevere l’Eucarestia.

La fuga di Wilhelm Friedman Bach – figlio primogenito del grande musicista – è un brano ricco ma senza sfarzo, musicalmente colto e abbastanza breve: a quest’ora (quasi le tredici) i bravi bruxellesi debbono andare a pranzo. La scelta dei brani ci è sembrata adatta alla celebrazione della Messa: aiutava a non annoiarsi nei momenti lenti della celebrazione, ma non disturbava durante le parti principali.

Lo straordinario organo della cattedrale ha svolto un degnissimo lavoro sotto le mani di Bart Jacobs: noi ne abbiamo apprezzato a pieno le qualità in un concerto serale meraviglioso, successivamente, insieme allo splendido Coro della Radio Fiamminga.

Abbiamo visitato la cattedrale di Antwerp il mattino di un giorno feriale: si tratta di un edificio magnifico dedicato a Nostra Signora (in olandese Onze-Lieve-Vrouwekathedraal). La disposizione degli altari era – ed è – differente a quanto siamo soliti vedere: sono tutti orientati verso l’abside, e non addossati alle pareti laterali. Un tempo vi erano anche piccoli altari (offerti dalle confraternite) addossati ai pilastri (colonne a fascio): ora sono rimasti solo i notevoli dipinti che li sovrastavano. Molte delle opere sono di Pieter Paul Rubens che visse e morì ad Antwerp: in città si sente tuttora la sua influenza, anzi, la sua presenza oserei dire.

Entrando in chiesa ci hanno chiesto se eravamo venuti per la visita: alla risposta affermativa ci hanno invitato a pagare il biglietto d’ingresso – come in un museo – e ci hanno lasciato liberi di visitare le sette navate. Se fossimo entrati per pregare non avremmo pagato il ticket e ci avrebbero consentito di appartarci in una delle due cappelle dedicate alla preghiera. Anche la Onze-Lieve-Vrouwekathedraal è viva: si tratta di un museo molto speciale, in cui si percepisce e si rispetta il sacro ben presente nell’arte.

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