L’AFFARISTA MERCADET

L’AFFARISTA MERCADET

di Honoré de Balzac

Non avevamo mai assistito ad uno spettacolo teatrale allestito su di un testo scritto da Honoré de Balzac; anzi, non pensavamo che il grande autore francese si fosse cimentato nel repertorio, per cui abbiamo acquistato i biglietti per la prima al Teatro Goldoni di Venezia (eravamo in trasferta), con perplessa curiosità. Immaginavamo si trattasse di un drammone (alla Père Goriot per intenderci) e ci siamo invece imbattuti in una stupefacente commedia piena di verve ed ironia, cosparsi a piene mani: un’anticipazione dei vaudeville ma, soprattutto, una pièce dal linguaggio brioso ed elegante (reso nella nostra lingua, con merito, da Alberto Bassetti).

È la storia di un affarista ed imprenditore in rovina (Geppy Gleijeses), braccato dai debitori ma capace in ogni occasione di qualche invenzione economica in grado di assicurargli lo slancio sufficiente a posticipare di pochi giorni il crollo definitivo. La scaltrezza dell’uomo lo spinge a coinvolgere senza scrupoli la moglie (Paila Pavese) e la figlia Julie (Marianella Bargilli) nelle sue manovre: la prima arruolata a presentarsi, sfarzosa ed elegante, in ogni occasione mondana; la seconda obbligata al sacrificio di accettare la proposta matrimoniale del ricco Michonnin de la Brive (Jacopo Venturiero). Si tratta di espedienti comunque destinati al fallimento, che consentono a Mercadet solo di tirare avanti nella speranza del ritorno di Godeau, il socio in affari fuggito in India insieme all’amante e ai proventi delle comuni attività precipitandolo nel baratro.

Le speranze di Mercadet sembrano crollare: il pretendente della figlia si rivela un impostore in cerca di dote, mentre la signora Mercadet si ribella al ruolo di specchio per le allodole; fallisce anche il tentativo di camuffare da Godeau un proprio accolito.

Ma, in un colpo di scena finale, il misterioso Godeau manifesta la propria presenza convincendo un fido banchiere a pagare tutti i debiti di Mercadet e consentendo all’affarista di operare una ricchissima speculazione in borsa. Così, appagato e sazio di tante tensioni, Mercadet accetta di ritirarsi dagli affari e dedicarsi ad una quieta vita di campagna. Ma il desiderato Godeau non apparirà comunque.

 

Ci ha colpito l’attualità dell’argomento – ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole – e ci ha disorientato il continuo riferimento al misterioso Godeau (il cui nome immaginavamo scritto bechettianamente) attribuendone il (de)merito al traduttore ma, l’ignoranza non sarà mai sconfitta, abbiamo scoperto che invece fu Samuel Beckett ad ispirarsi al testo di Balzac.

Ci sono piaciuti gli interpreti e la regia, che ha voluto essere ammiccante e sciolta e non ha caricato di retorica le maschere dei personaggi: alcuni applausi a scena aperta hanno apprezzato almeno un paio di situazioni. Le scene (di Pier Paolo Bisleri) erano di stampo realistico, incentrate su di un grande ambiente arredato con gusto filologico; i costumi (di Carla Teti) erano adeguati ai personaggi e le musiche di Germano Mazzocchetti giustamente orecchiabili.

 

Due commenti si aggiungono al breve resoconto: ci ha fatto riflettere la consapevolezza  psicologicamente acuta nel descrivere il carattere del protagonista per il quale il mondo esiste solo in funzione degli affari: “investo” dunque sono. Non crediamo si tratti di una critica verso quella professione, perché la stessa considerazione è valida per chi rimane incollato davanti alla tv per le partite di calcio, o per chi medita vendette inesauribili a causa della propria insoddisfazione: per costoro il mondo esiste solo in virtù delle passioni, delle quali nessuna è una più nobile delle altre, a meno che non si chiami amore.

Ma, ancor di più, ci ha colpito Venezia: la passeggiata notturna dal teatro Goldoni (in Calle de l’Ovo, credo) fino a casa in Campo San Maurizio (con una divagazione obbligatoria in Piazza San Marco) è in grado di riconciliare con il mondo. Silenzi, voci umane, angoli accoglienti ci hanno avvolto amichevolmente, passo dopo passo: il nostro passo.

Pietro De Santis

I commenti sono chiusi