Sillabari

Sillabari

sillabari-due-tempi-di-paolo-polidue tempi di Paolo Poli da Goffredo Parise
Sala Umberto – Roma

Ci siamo innamorati di Paolo Poli quando eravamo bambini, tantissimi anni fa, ed egli recitava le favole in televisione ed era un giovane attore molto carino, gentile, cólto che cantava bene ed aveva una grande scioltezza fisica e mentale.
Ci aveva colpito sin da subito la sua diversità e, per quanto fossimo bambini, non ci sfuggiva il fatto che egli fosse composto di una pasta diversa da quella degli altri personaggi televisivi, maschi e femmine.
Poi non sembrava mai arrabbiato oppure, quando faceva l’arrabbiato, lanciava sguardi ammiccanti per farci capire che si trattava di uno scherzo, che era solo teatro.
Straordinario nei travestimenti lo è sempre stato: quella del travestimento è proprio un’arte millenaria e non si può limitare solo ai vestiti, ma anche alle movenze, ai modi differenti di porgere la voce, proprio come nel grande teatro classico. Inoltre, Paolo Poli travestito da donna era di una bellezza sconvolgente.
Sostiene l’attore, lo abbiamo letto in un’intervista rilasciata tempo fa, che il teatro non è omosessuale né eterosessuale: sulle scena tutte le creature sono finte. In un periodo artistico, quello attuale, in cui molti attori recitano sempre sé stessi, la grande bravura artistica di Paolo Poli è espressa  nella sua capacità di sembrare veramente altro, mostrando in questo la sua famosa ironia, cioè la capacità di giocare con se stesso e gli altri sottolineando luoghi comuni e cliché.
Diremmo che egli sappia cogliere i contenuti dell’inconscio sociale e mostrarli ironicamente,  sottolineandone gli aspetti più contraddittori e appariscenti “ en travesti” e con il garbo del grande artista.

Lo spettacolo “Sillabari” mostra alcuni squarci delle retoriche fascista – democristiano – borghese – comunista dagli anni ‘40 agli anni ’70, in episodi pieni di grande ipocrisia e monotonia: orfanelle abbandonate nelle colonie estive; dive del varietà che scendono dalle scale; coppie ammalate di incomunicabilità; maestrine delle scuole elementari; donne fatali e seduttive e ogni possibile variazione sul tema fino ad arrivare al ricco industriale che paga i rapporti sessuali con un proprio operaio durante uno sciopero (come nel film Paprika di Tinto Brass).
Sono molto bravi tutti gli altri attori, Luca Altavilla, Alfonso De Filippis, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco mossi molto bene da Polo Poli: dotati di una fisicità piuttosto robusta e decisamente mascolina riescono a trovare i gesti tipici di donne, operai, bambini, ballerine di varietà, suore e tutti i personaggi evocati dal testo.
Le scene di Emanuele Luzzati sono nello stesso tempo semplici e ricche di simboli; costituite da fondali dipinti con le figure tipiche del maestro genovese o con ispirazione dechirichiana oppure modernista; le musiche arrangiate da Jacqueline Perrotine sono ben studiate sulle qualità vocali di Poli e impostate ad una generale delicatezza; i costumi di Santuzza Calì risultano ironici e di buon gusto e contribuiscono con forza alla costruzione dei personaggi. Sono divertenti le coreografie di Alfonso De Filippis che gli attori cercano di eseguire con gustosa precisione.

Due appunti si possono fare al grande Paolo Poli: il primo è non accorgersi che il pubblico attuale è reso sempre è più incolto dalla televisione commerciale ed è ormai quasi incapace di cogliere le sfumature e le leggerissime ironie proposte; il secondo è ostinarsi a interpretare forse troppi personaggi.

pietro de santis

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