Il tempo dell’attesa
concerto IPRS per le festività natalizie
lunedì 22 dicembre 2008 – Auditorium Ara Pacis Augustae
pianista Angelo Fella
Il tempo dell’attesa è per definizione l’Avvento: l’attesa della nascita di Gesù, per chi è cristiano, ma, più in generale, l’attesa di un grande evento, della realizzazione di un desiderio.
Naturalmente a Natale non si è migliori né più generosi però qualcosa nell’aria che si respira, nell’inconscio sociale, in qualche maniera fa sospendere il tempo che sùbito, dalla mattina del 25 dicembre, riprende il suo vorticoso precipizio. Si verifica però una sospensione – a livello mentale – che siamo abituati a definire come “il piacere del desiderio”.
Abituati a confondere il mondo occidentale con il mondo tout court, crediamo che il tempo dell’attesa sia ormai per tutti consacrato al consumismo: nell’attesa che si realizzi un nostro desiderio o un grande evento – che è il desiderio di molti – bruciamo le risorse disponibili non avendo pazienza di ascoltare, pensare, cercare di capirne il significato.
Il concerto del 22 dicembre giocava sull’idea del tempo concepito filosoficamente e musicalmente: il tempo della musica di Bach, di Mozart, di Schubert, di Gindro; quattro epoche artistiche e quattro concezioni temporali.
Ma oltre al tempo preciso di Johann Sebastian Bach e quello sospeso di Wolfgang Amadeus Mozart; al tempo dilatato di Franz Schubert e quello polidirezionale (come l’inconscio) di Sandro Gindro vi era anche, da parte dell’interprete Angelo Fella, un ricercare similitudini all’interno, un tentativo di cogliere e proporre atmosfere e frasi musicali, evidenziandoli in ciascun autore.
Si trattava di un lavoro musicologico interessante.
In questa prospettiva il preludio per corale d’organo “Nunnkomm’ derheidenheiland” di Bach, trasposto per pianoforte da Ferruccio Busoni, è risultato poco comprensibile, perché eccessivamente lento, forse a causa dell’acustica troppo secca dell’auditorium a cui gli spettatori si sono abituati solo dopo alcuni minuti. Anche la Sonata K330 in Do maggiore di Mozart, eseguita con precisione, forse troppa, non emanava il fascino cui ha abituato il grande salisburghese; neanche nel secondo movimento “allegro moderato” Angelo Fella è riuscito a suscitare un particolare interesse emotivo.
Difficoltà di esecuzione trovava, invece, l’interprete nel Preludio Rosso di Sandro Gindro nel quale non riusciva a sviluppare con la scioltezza necessaria la parte velocissima scritta per la mano destra.
Completamente equivocato ci è sembrato il ritmo del famosissimo preludio al corale di Bach-Busoni “Wachetauf, ruftunsdie stimme”: eseguito troppo lento anche rispetto alle più memorizzate esecuzioni per organo, strumento meccanicamente meno dinamico e pronto del pianoforte, usato e pensato da Busoni.
Ci sono parse ben eseguite le Sei Variazioni in Fa mag. K398 di Mozart sull’aria “Salve tu, Domine” di Paisiello: piene di brio e di spirito nelle parti vivaci e giustamente poetiche in quelle più riflessive. Non male l’esecuzione del Preludio quasi in Si minore di Gindro, brano meditativo; interessante è stata quella dell’Improvviso n. 4 in La b maggiore di Schubert, eseguito con trasporto e poesia.
Nella vena schubertiana è stato anche proposto il Preludio “la quercia ed il vento” di Sandro Gindro, la cui interpretazione non ci ha però convinto immaginando, con il nostro criterio, quali fossero le intenzioni dell’autore.
In generale mentre ci è sembrato apprezzabile il tentativo di “spiegare” – chiarendole al pubblico per poi abbandonarvisi – le atmosfere dei vari brani, non abbiamo trovato altrettanto apprezzabile il gesto tecnico: Angelo Fella tende ad “ascoltarsi” troppo, fatto questo che rallenta inesorabilmente le esecuzioni; inoltre manifesta un difetto, già accennato, in scioltezza particolarmente nel quarto e quinto dito della mano destra.
Il bis generosamente concesso, il notturno in La b maggiore dal “Sogno d’amore” di Franz List, risultava di nuovo troppo rallentato in una ricerca stilistica esclusivamente basata sull’autoascolto.
Pietro De Santis