I numeri nel cuore

I numeri nel cuore

di Ciro Ciliberto, Fausto Saleri, Elisabetta Strickland
edizioni Springer

Racconta Platone nell’ “Apologia di Socrate” che quando il filosofo conobbe il responso della Pizia, secondo il quale egli era l’uomo più sapiente della Grecia, cercasse di dimostrare l’assurdità di quell’affermazione. Andava in giro ad interrogare chiunque fosse il migliore in qualunque attività, ma ogni volta si accorgeva che, presuntuosamente, ognuno riteneva se stesso sapiente anche in altri campi: in politica ad esempio.
Socrate proprio per questo risultava più sapiente degli altri: egli, almeno, “sapeva di non sapere”.

Il libro di cui si parla è un libro presuntuoso: alcuni signori conoscendo bene la matematica ritengono “tout court” anche di scrivere bei racconti.

I primi due, inseriti come “Fantasie Matematiche”, sembrano scritti da bambini privi di ogni originalità: uno scherzo fatto al diavolo per affermare quanto sia difficile il teorema di Fermat ed una stupidaggine pseudopsicologica che gioca sul doppio significato di triangolo – figura geometrica e tresca amorosa –  non riescono neanche a far sorridere.

I racconti di Ciro Ciliberto, raccolti sotto il titolo “Fantasmi di entità evanescenti”, sono noiosamente presuntuosi ad esclusione di: “La congettura di Goldbach” che è abbastanza bello perché finalmente esprime un po’ d’amore per qualcuno. Questo “qualcuno” è un ragazzo bello ed intelligente che rifiuta la matematica per un altro stile di vita, forse sbagliando e forse no.

Un tentativo letterario è stato fatto da Fausto Soleri nei tre racconti inclusi in “La matematica del Dottor Gastald” che si propongono persino il fine di un insegnamento morale. Sono racconti in generale deboli e non mantengono ciò che promettono ma, almeno, seguono un criterio.

Assolutamente sgangherata è la raccolta “La matematica con la valigia” di Elisabetta Strickland; non ce ne voglia l’autrice – sicuramente un’ottima studiosa – ma i suoi racconti, oltre alle inevitabili banalità, presentato un inventario di difetti spacciati per virtù: dal qualunquismo all’avarizia, dalla cupidigia alla maleducazione.

Nella vita ci è capitato di leggere racconti scritti da qualcuno, che per vivere faceva un altro mestiere: per esempio Primo Levi ha scritto i bei racconti de “La tabella periodica degli elementi” lavorando ancora da chimico, ma li ha scritti con amore, senza puzza sotto il naso diremmo noi.

Anche Richard Feymann, fisico e Premio Nobel per i famosi diagrammi che prendono il suo nome, ha scritto un libro “Che t’importa di cosa dice la gente” in cui parla molto di fisica ed in particolare della tragica esplosione dello Shuttle con la maestrina a bordo: il libro, dedicato alla moglie, non è un capolavoro della letteratura, ma è un libro bello perché scritto anche questo con amore.

Amare la letteratura significa prima di tutto leggere.
I numeri di cui si parla qui non risiedono proprio nel cuore, a parte uno: la raccolta ci sembra invece un’operazione furba, perché la matematica affascina sempre e qualcuno ne viene sedotto.

Noi ringraziamo quel qualcuno che ci ha regalato il libro perché, questo sì, l’ha fatto con il cuore.

pietro de santis

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