La ballata della badante elettrica

La ballata della badante elettrica

di Laura Masielli
con Matilde Piana, voce recitante
Rita Jasmine, movimenti coreografici
Unavantaluna, commenti musicali
al Teatro Quercia del Tasso

Più che di un testo teatrale si tratta di una riflessione su note di cronaca familiare quotidiana, o di un teorema che si aggira tra “Teorema” di Pier Paolo Pasolini e “Mentre mio figlio fa l’amore” di Renate Dorrestein. Il teorema si sviluppa sulla domanda: cosa accadrebbe se in una famiglia in cui tutto è statico entrasse una persona in grado di stravolgere la vita di ciascuno con la propria fisicità?

In una famiglia catanese c’è bisogno di una badante per accudire la vecchia madre (Grande Madre) malata di Alzheimer.
Arriva una persona da un paese dell’est: silenziosa, bella, impudica, piena di energie rianima la vita di tutta la famiglia, inclusa la narratrice che, tuttavia, si lamenta sempre e comunque.
Si lamenta di non essere più al centro delle attenzioni degli “omuncoli” di casa; si lamenta per la nuova serenità della Grande Madre; per i cambiamenti delle abitudini maschili; per la pulizia autentica; per la voglia di cantare e di ballare.

La narratrice confessa di odiare la badante per le occhiate di desiderio che sfuggono al padre con la scusa del comunismo e per la voglia di rendersi utile persino del marito.
Tutto ciò permane e si sviluppa per lunghi mesi, in un accresciuto senso di impotenza al femminile della narratrice, rianimata suo malgrado ella stessa, che infine scopre il segreto di Irina, questo è il nome assegnato alla donna: piangere di nostalgia per la propria famiglia

Di fronte a questa debolezza, la narratrice e protagonista sente di stare per trionfare di nuovo: potrà tornare a lamentarsi degli omuncoli, ad urlare contro la Grande Madre, a lasciare accumulare la polvere sulle cose ed è felice. Afferma, lei, di essere felice perché ha compreso di non essere razzista ma solo gelosa; io sinceramente non lo credo: è felice perché può tornare ad esercitare la propria tirannia, a prepararsi ad essere la prossima Grande Madre.

Molto brava Matilde Piana nel leggere e recitare il testo che, bisogna ammettere, è scritto con mano felice e discreta liricità anche se è piuttosto un racconto più che un testo per il teatro.

Accattivante, ammiccante e giustamente “esotica” Rita Jasmine nella parte di Irina. Interessante il gruppo Unavantaluna, anche se si è esibito solo in varie “cover”, come si usa dire adesso.

(redazione)
 

I commenti sono chiusi