Giose Rimanelli
Siamo tornati – in presenza – parlare di letteratura, dopo quattro anni, nell’auletta conferenze dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali. Negli anni pre pandemici, oltre alle pubblicazioni sui temi psicologici e sociali, abbiamo avuto il piacere di presentare opere notevoli del panorama letterario attualissimo. Percorrendo all’indietro:
- di Luigi Guarnieri “Forsennatamente”, sulla vita in esilio di Ugo Foscolo, La Nave di Teseo
- di Elena Stancanelli “La Femmina nuda”, sul rapporto maschio-femmina nel panorama sessuale e culturale, La Nave di Teseo
- di Emanuele Bissattini “Quinto”, sulla vita urbana parallela, violenta e dissoluta, Round Robin
- di Lorenzo Pavolini “Si sente in fondo?”, sulle trasmissioni radiofoniche, Futura editrice
- di Barbara Alberti “Non mi vendere mamma”, sull’utero in affitto e la disaffezione madre-figli, Edizioni nottetempo
- di Francesco Carofiglio “Una specie di felicità”, thriller psicologico,di Piemme
- di Massimo Carlotto “Il Turista”, sulla scia del noir mediterraneo, Rizzoli
- di Francesca Marciano “Isola grande isola piccola”, nove racconti al femminile, Giunti
- di Melania Mazzucco “Sei come sei”, tema dell’adozione da coppie omosessuali, Einaudi.
Naturalmente erano presenti gli autori. In questo caso l’autore non può essere presente, essendo venuto a mancare nel 2018, ma le sue opere – famose negli anni Cinquanta – rinascono in una nuova edizione.
La letteratura italiana degli anni Cinquanta ha offerto proposte straordinarie, molte delle quali ormai dimenticate. Ad esempio i quattro autori:
- Pier Paolo Pasolini con “Ragazzi di vita” 1955 e “una vita violenta” 1959
- Giuseppe Berto con “Il male oscuro” 1964 e “Guerra in camicia nera” 1955
- Antonio Pizzuto con la straordinaria trilogia “Signorina Rosina” 1956, “Si riparano bambole” 1960 e “Ravenna” 1962
- Giose Rimanelli con l’altrettanto famosa trilogia “Tiro al Piccione” 1953, “Una posizione sociale” 1959 e “Peccato originale” 1958; ai quali aggiungo, per il mio piacere di lettore anche “biglietto di terza”.
Erano tutti scrittore lucidi e coraggiosi: Pasolini, i cui romanzi hanno molte successive riedizioni, parlavano della conseuta omosessualità quotidiana; Giuseppe Berto, famoso e ripubblicato, ha avuto il coraggio di parlare della malattia psicologica quotidiana; persino lo sconosciutissimo Antonio Pizzuto è stato riedito per intero dal 1997 al 2010, avendo il coraggio di affrontare la stoltezza della nostra logica aristotelica quotidiana r quanto riguarda “Si riparano bambole”. Solo di Giose Rimanelli, famosissimo e al centro delle attenzioni letterarie e politiche per un decennio, si erano perse completamente le tracce, in Italia si intende.
Su Giose Rimanelli, autore sospeso tra passato e futuro, il cui stile impressionista ha chiazze di colore sociale che mifanno pensare ad Ignazio Silone e a Carlo Levi, mi sento di dire che fu un navigatore del mondo che assunse una posizione di privilegio in quanto osservatore e diede lustro – per un po’ – al sistema borghese post fascista fin quando non si stancò del gioco pericoloso per la sua professione e per la vita stessa. Era capace di assimilare stili e tendenze a partire dalla letteratura neorealista italiata e della beat generation americana; era capace di raccontare ed apprezzare una la figura femminile emancipata, vera e propria guida nel sociale; sapeva affrontare con attenzione asciutta l’inumano e raccontare di tanti coprotagonisti in maniera disincantata.
Il suo famoso Tiro al Piccione parla di fughe, arruolamenti e sensi di colpa; di anelito alla libertà, quella stessa libertà personale e di pensiero negata, esattamente come nel Partigiano Johnny di Fenoglio (che però fu scritto successiamente al 1958): ““La patria ci ha uccisi, ci ha atterrati come rettili”; “gli altri che mi hanno messo davanti come nemici”;“Siamo malati ma la malattia non ci appartiene; con questo nostro male volevano impastare le nostre coscienze”… queste sono alcune delle frasi dell’epilogo quando, in una festa drammatica – per il ristorno – il protagonista rifiuta le congratulazioni di “Uno di quelli che aveva pensato alla maniera sporca di mandarci a morire sfruttando il nome della patria e altre cose”.
Una posizione sociale racconta una storia che precede il conflitto. Il protagonista, poco più che bambino, osserva cose e persone sciuparsi per l’indigenza e per la fretta in un paese piccolo e quasi arcaico, che ruota intorno al vecchio circolo di chiacchiere e letteratura, al negozio del barbiere e al palazzo del ricco barone che ha sposato la donna più bella e sensuale che è arrivata per caso. L’autore si pone, attraverso gli aocchi del bambino, il problema della persona e dell’identità ed ha il coraggio di trattare i temi dell’emigrazione violenta, vergognosa e frustrante con i massacri di new Orleans e di Aigües Mortes, mai raccontati nei libri di storia. il racconto si dipana – quasi – in un’unica giornata dal tramonto al mezzogiorno successivo, iniziando nella stanza grande del nonno americano, nella quale si dicono le cose importanti e misteriose, le cose nascoste e drammatiche degli adulti; poi va avanti in un’altra stanza dove avviene un adulterio per finiore nella stanza da letto materna in cui si verifica un parto.
Rimanelli è stato un interlocutore dagli anni ’50 fino al duemila degli intellettuali italiani e americani, in realtà più per gli americani interessati all’Italia: interprete, per gli americani, della letteratura provinciale italiana. Così la sua fuga dalla monotonia e dal mondo arcaico lo ha riportato sistematicamente indietro, gli è rimasto dentro per sempre. Nel romanzo Massimo, il bambino, è testimone dello scandalo di un tradimento coniugale: da testimone è trasformato in vittima, perché ha visto ciò che non avrebbe dovuto vedere. Così, come Edipo dovette allontanarsi da Tebe, così Massimo deve essere allontanato perché si ristabilisca l’ordine: viene inviato in seminario, a duecento chilometri, a spese di colei che è stata scoperta, per redenzione… E’ la parafrasi della vita di Rimanelli, testimone del tradimento e, per questo, costretto ad allontanarsi per sopravvivere.