L’onore perduto di Katharina Blum

L’onore perduto di Katharina Blum

Heinrich Böll (Colonia, 21 dicembre 1917 – Langenbroich, 16 luglio 1985) è stato uno dei più grandi scrittori tedeschi (e del mondo) del secondo dopoguerra. Il romanzo, da cui è tratto l’atto unico, è uno dei più famosi insieme a “Opinioni di un Clown” e “Foto di gruppo con signora”.

Procedendo a ritroso: il terzo descrive romanzo la normale vita quotidiana in un mondo nazista; il secondo parla della normale vita quotidiana in un mondo post nazista ma privo di memoria; il erzo, da cui Letizia Russo ha tratto l’adattamento teatrale, narra della normale vita quotidiana in un mondo in cui è stata aperta la caccia ai nuovi cattivi che minacciano “il capitale”. Böll scrittore “antinazista e antidemocristiano” fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1972.

La bellezza della sua prosa si intreccia con la scelta di campo evangelica – nel senso letterale del termine – che lo spinge verso una narrazione asciutta, scevra da giustificazioni e manierismi, per cui i fatti della vita risaltano nella loro banalità, esprimendo in questo modo lo spessore tragico dell’assurdo nel quale siamo immersi. Ma gli esseri umani tentano di sfuggire la categoria del tragico, che coinvolge tutti;  prediligono piuttosto il dramma melenso, soprattutto se riguarda solo “gli altri”.

Nel 1974 uscì il libro attualmente più, L’onore perduto di Katharina Blum, che rappresenta un contributo al dibattito sulla violenza degli anni settanta – i cosiddeti anni di piombo sia in Germania sia in Italia – e si confronta criticamente con la stampa popolare di destra, rappresentata nel racconto dal quotidiano Bild (letteralmente Immagine). Il libro fu tradotto in più di trenta lingue, trasposto in film da Volker Schlöndorff e venduto in circa 6 milioni di copie solo in Germania (fino al 2007).

L’autore si occupò sempre di problemi politici della Germania e di altri paesi, come Polonia e Unione Sovietica; si impegnò rispetto ai conflitti in Sud America; sostenne l’impegno a favore dei boat people vietnamiti. Si espresse molto criticamente verso la Chiesa cattolica tedesca e nel 1976 “uscì” da essa, senza peraltro rinnegare la fede. Trovò nel teologo Karl Rahner un punto di riferimento cristiano, oltre che una presenza amica. Visse sempre a Colonia e tra i monti Eifel vicino a Langenbroich, dove morì nel 1985.

Particolare attenzione Böll ha dedicato alla figura femminile “ideale” che descrive determinata, appassionata, ma lucida e capace di decisioni di una coerenza coraggiosa, cioè evangelica: il coraggio intelligente e senza fronzoli di Maria di Magdala, ad esempio, che Gesù elogia pubblicamente.

La protagonista, Katharina Blum, è una donna giovane e bella ma anche molto riservata, la cui moralità non ipocrita in campo sessuale la rende rara, non attratta dalle lusinghe e fin troppo seria; ma è anche capce di affetto e riconoscenza verso gli amici e chi la tratti con rispetto; non è fredda nonostante le apparenze. Tuttavia la storia si apre con un assassinio di cui Katharina Blum si dichiara colpevole: la vittima è il giornalista del quotidiano Bild, che l’ha diffamata attratto dalla lusinga della notorietà e del pezzo firmato in prima pagina.

Va ricordato che negli anni ’70 la cosiddetta Boulevardpresse condiceva in Germania una martellante campagna contro i ‘nemici dello stato’, ‘assetati di sangue’, e i loro ‘fiancheggiatori’ invocando misure sempre più restrittive della libertà, incoraggiando la delazione e i metodi duri di inquisizione, contribuendo a creare un clima di emergenza nazionale come  vede periodicamente riproporre in ogni stato moderno.

L’onore perduto di Katharina Blum èuna denuncia al sistema della delazione e del fango, la cui idea ispiratrice è probabilmente la vicenda del professor Peter Brückner, docente di psicologia di Hannover, sospeso dall’incarico e diffamato dalla stampa per avere ospitato una notte la vecchia conoscente Ulrike Meinhof, cofondatrice della Rote Armee Fraktion, o banda Baader-Meinhof. Böll si era espresso sul caso Meinhof e sul modo violento e ingannatore in cui i mass media l’avevano dipinta al fine di coinvolgere “tutto il pubblico con i suoi istinti, per non dire altro, incontrollabili”: in una lettera pubblicata sul quotidiano Spiegel il 10 gennaio 1972, affermò tra le altre cose che “anche il signor Springer (editore del quotidiano) dovrebbe essere processato pubblicamente per istigazione a delinquere”.

Sul palcoscenico viene rappresentata la caduta ed il pubblico disonore dell’irreprensibile domestica Katharina Blum, colpevole di essersi innamorata ed avere accolto in casa un uomo conosciuto solo da poche ore, in una festa da ballo per il carnevale, che si era rivelato un ricercato dalla polizia per rapina in banca e sospetto di terrorismo – accusa, quest’ultima, che andrà a cadere – e di averlo aiutato a fuggire. La condotta, fino a quel momento irreprensibile, della Blum depone dal primo momento a suo sfavore, essendo poco credibile che una donna senza grilli per la testa possa aver accolto tra le braccia uno sconosciuto; gli investigatori nonostante siano dotati, dall’autore, di una certa dignità morale non possono che immaginare due ipotesi: che Katharina Blum conoscesse Ludwig Götten, il ricercato ben prima di quella notte oppure – a sua discolpa – che non fosse la santarellina tanto decantata: in entrambi i casi, l’onore di Katharina Blum è perduto. Il colpo di fulmine che fa innamorare non può essere inserito nei manuali di investigazione, soprattutto in una società che utilizza la macchina del fango come strumento di potere o di successo.

Katharina Blum deve fronteggiare un attacco violento e imprevisto: quello del giornale “Bild”, che la prende di mira per avere un caso da prima pagina, e la dipinge come una donna e calcolatrice, complice di comunisti assassini, che rifiuta la vita modesta ma onorevole degli operai per abbandonarsi alle molteplici relazioni. Il fatto che si tratti di menzogne che si contraddicono da sole, non intacca la credibilità di un giornale popolare da cui attendono quotidianamente rivelazioni straordinarie.

Dapprima furiosa, Katharina scivola in uno stato di lucida chiusura dalla quale sceglie di uscire con un gesto coraggioso: affrontare direttamente il suo detrattore e concedergli un’intervista in esclusiva. Altri personaggi escono invece facilmente dalla faccenda grazie al danaro e agli appoggi politici: in particolare Alois Sträubleder, ricco industriale e manager di partito, invaghito della Blum cui ha chiesto inutilmente appuntamenti e fatto regali, riesce a far scomparire dal giornale ogni riferimento al “misterioso visitatore maschile” di Katharina, e lo fa gettando fango su altri.

Durante l’intervista, esasperata dalle volgarità e dalle avances minacciose del giornalista, Katharina realizza in un attimo quale possa essere l’unico gesto che le permetta di riacquistare l’onore e lo uccide, sparandogli quattro colpi di pistola.

Molto bravi sono gli interpreti, ben diretti da Franco Però che riesce a tramutare un testo letterario in uno spettacolo di movimenti e di gesti. In particolare ci piace sottolineare le qualità artistiche di Elena Radonicich (Katharina) che sono importanti nella capacità interpretativa del testo e, forse ancor di più, nella resa corporea dei sentimenti ed emozioni attraverso il movimento talvolta rigido e schematico altre sciolto e rilassato a seconda delle emozioni suggerite.

Altrettanto bravi i due coprotagonisti: Peppino Mazzotta (Hubert Blorna) e Ester Galazzi (Trude Blorna); in particolare il primo, volto noto per l’interpretazione dell’ispettore Fazio nella serie del Commissario Montalbano, è capace di far dimenticare il ruolo televisivo rendendo il suo personaggio esitante, inconsapevole e coraggioso il cui straordinario compendio si esprime in una battuta del finale in cui tiene distante la sua ex dipendente Katharina – che vorrebbe abbracciarlo per affetto e riconoscenza – dichiarando che “puzza un po’ ” e lo fa con grande delicatezza e un piccolo sussulto fisico che esprime un’imbarazzo capace di esprimere  il senso del rispetto per il riconquistato onore di Katharina… sono all’altezza della situazione tutti altri gli interpreti: Riccardo Maranzana (il giornalista); Emanuele Fortunati (Alois Sträubleder); Francesco Migliaccio (il commissario capo); Jacopo Morra (il commissario assistente); Maria Grazia Plos (Else Woltershelm).

La scenografia di Domenico Franchi semplice ma molto intelligente è costituita da alcune quinte trasparenti, che permettono di dividere i differenti ambienti descritti: la casa di Katharina, il commissariato di polizia o la casa dei signori Blorna, l’ambiente della festa da ballo, il carcere affidandone il completamento immaginario alla fantasia degli spettatori che hanno risposto manifestando il grande entusiasmo degli applausi lungamente tenuti. Giusti i costumi di Andrea Viotti ed appropriate le luci di Pasquale Mari, per uno spettacolo bello e significativo.

Un’ultima riflessione è ancora necessaria e riguarda il delitto d’onore: sembrandoci appropriato al danno, ci lascia qualche perplessità su noi stessi e sul nostro bisogno di vendetta che, se assolve a posteriori la bellissima Katharina assolvono invece a priori i vergognosi comportamenti del giornalista oppure del politico imprenditore.

pietrodesantis

 

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