Ovidio. Amori, miti e altre storie

Ovidio. Amori, miti e altre storie

Scuderie del Quirinale via Ventiquattro Maggio, 16 – Dal 17/10/2018 al 20/01/2019

Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30

Prezzo € 15,00 – Ridotto € 13,00.  Informazioni: www.scuderiequirinale.it

Al termine di un anno di celebrazioni per il bimillenario della morte di Ovidio, la mostra curata da Francesca Ghedini, è dedicata all’opera del poeta latino e ai suoi richiami nelle rappresentazioni antiche e moderne. Concepita come dialogo, mette in luce le ispirazioni e i legami tra i diversi linguaggi, sostenuti dal profondo erotismo che i versi esprimono velatamente ed in forma esplicita, stimolando le fantasie dall’età imperiale fino ai giorni nostri.

Io stesso ricordo – non senza imbarazzo – l’imbarazzo che provai la prima volta nel leggere La medicina dell’amore (Remedia amoris), giovane in apparenza disinibito, in realtà rigidissimo e preoccupatissimo degli sguardi altrui sulle pagine aperte…

La mostra presenta 250 opere famose, oppure inosservate nei luoghi di provenienza, tutte di grandissimo pregio: dalla Leda e  il cigno di Leonardo da Vinci alla Venere pudica di Alessandro Botticelli – per non parlare della splendida scultura della Venere callipigia–  via via in avanti ed indietro nel tempo, in virtù delle collaborazioni con Louvre (Parigi), National Gallery (Londra), Uffizi (Firenze), i Musei Archeologici Nazionali di Roma, Napoli, Pompei, Ancona, Reggio Calabria,  Eretria (Grecia) e le preziose rarità dalla Biblioteca di Gotha (Germania) e dalla Royal Danish Library (Copenaghen).

Nella prima sala neon luminosi e colorati (installazione di Joseph Kosuth, ispirata ai testi ovidiani) riferiscono alcuni versi; nelle altre sale si scoprono i temi trattati: le tecniche di seduzione, la contrapposizione all’ufficialità religiosa delle figure sensuali che animano le Metamorfosi dentro agli affreschi provenienti da Pompei, nelle sculture d’età imperiale, nei trenta antichi testi e manoscritti e nelle raffigurazioni degli artisti dal Quattrocento al Settecento.

La mostra alle Scuderie del Quirinale, con l’intenzione di raccontare la complessità, il piacere e l’attualità dell’universo ovidiano, vanta anche l’offerta di un percorso di incontri, letture e approfondimenti da scoprire navigando nel sito web istituzionale.

Ovidio (Publius Ovidius Naso) fu un grandissimo poeta latino (Sulmona 43 a. C. – Tomi, sul Mar Nero, 17 d. C.). Studiò retorica ma, nel neonato clima imperiale, passò presto alla poesia. Dopo un viaggio d’istruzione in Grecia, Egitto, Asia e una permanenza in Sicilia frequentò la corte di Augusto, conducendo una vita brillante; contrasse tre matrimonî ed il terzo fu lungo e felice.

Scriveva d’amore: Amores, raccolta di poesie leggere e galanti; Heroides, lettere immaginarie di eroine celebri ai loro amanti; Ars amatoria, un manuale della seduzione. Con quest’opera diventò il beniamino della società raffinata di Roma; scrisse perciò due integrazioni, i Remedia amoris e il De medicamine faciei (sui cosmetici). Intorno al 3 d. C. O. si dedicò alla composizione delle due opere più impegnative: le Metamorfosi e i Fasti. Nell’8 d. C. fu colpito da un durissimo decreto di Augusto, che gli impose di lasciare Roma e risiedere a Tomi (odierna Costanza).

Poeta di straordinaria facilità espressiva, immaginazione fervida e temperamento di narratore e psicologo, fu una personalità dominante nella cultura latina e il suo influsso si è perpetuato fortemente nel Medioevo, nell’Umanesimo, nel Rinascimento fino in età moderna.

L’Arte di amare è considerata il suo capolavoro ed ebbe un successo clamoroso: con essa il poeta si proponeva di insegnare agli uomini come conquistare le donne e alle donne come sedurre gli uomini; l’amore di cui il poeta intende essere maestro è esclusivamente sensuale: «lascivi praeceptor amoris».

Questo libro fu causa della sua disgrazia: Augusto non approvava una forma di poesia che contravveniva al programma di restaurazione morale in materia di famiglia e di matrimonio; inoltre egli fu testimone di un fatto scandaloso – come riferisce in un componimento – perché i suoi occhi videro ciò che non avrebbero dovuto e cioè l’adulterio di Giulia minore, nipote dell’Imperatore, da cui venne ritenuto moralmente complice. Morì in esilio nella speranza che la sua poesia lo avrebbe reso immortale: «E nei millenni, col mio nome – se è veritiera, visione di poeti – io sarò presente».

La mostra evidenzia ciò che gli artisti – contemporanei ad Ovidio ed i successori fino ai giorni nostri – colsero in tema di erotismo, ma propone anche dell’altro non necessariamente collegato ai poemi quanto, piuttosto, allo spirito dei tempi. Fa capire anche, piuttosto bene, come in età rinascimentale e barocca i racconti ripresi dalle metamorfosi ovidiane servirono di pretesto per rappresentazioni di carattere sensuale che i pittori e i loro committenti desideravano ammirare a dispetto –nuovamente – della morale del tempo.

La mostra è bella grazie alla bellezza delle opere e alla cura dell’allestimento, ma la proposta artistica – accattivante – ci sembra superficiale e figlia dei tempi di internet: quello che si trova in rete in tema di… (indicare un argomento a piacere)

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