Auditorium Parco della Musica: Concerto del 3 dicembre
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Kent Nagano, direttore, Rafal Blechacz, pianista: Mozart, Concerto per pianoforte n. 24 K 491 e Bruckner Sinfonia n. 3 “Wagner-Symphonie”.
Come si possa affermare che un brano venga correttamente eseguito – data per certa ed inequivocabile la bravura degli interpreti – non è argomento particolarmente semplice né superabile con la sensazione del piacere provato. Tante sono le teorie vantate a tale proposito: l’esecuzione filologica che riconduce alle possibilità tecniche del periodo storico e al gusto dell’epoca (se rintracciabili o ricostruibili) contraddette però dalla constatazione dell’attualità dell’esecuzione, della meccanica degli strumenti e della qualità dei materiali; la ricerca fenomenologica che porta ad individuare nel brano una sorta di coerenza interiore che, però, non è univocamente determinabile ma dipende dal contrasto tra sensibilità e metodicità dell’artista; la tradizione esecutiva, contraddetta però dalle posizioni innovative e viceversa.
Questo per dire che il concerto per pianoforte e orchestra di Mozart, che ci piace moltissimo, ci è sembrato un po’ lento nell’esecuzione di martedì 3 dicembre, soprattutto nel primo movimento allegro in ritmo di 3/4: non troppo, solo un po’, ma quel tanto sufficiente per rendere meno brillante la sonorità, lasciandola opaca come la superficie di un metallo non perfettamente strofinato con il panno. Il panno, in questo caso, dovrebbe essere tutta la musica di Mozart nel suo complesso. Diremmo che l’esecuzione tendeva, forse, allo stile romantico.
Abbiamo attribuito la scelta della dinamica a Rafal Blechacz, come detta la presenza di un solista, e vorremmo risentirlo magari in un altro repertorio forse attualmente più confacente.
Kent Nagano ha diretto bene senza bacchetta, come prassi abbastanza frequente per le composizioni antecedenti il 1820. Il suo modo di dialogare con l’orchestra è però apparso più chiaro nella sinfonia n. 3 di Bruckner, mastodontica ed impegnativa, che ha invece diretto con il mitico arnese di legno (e ora anche di vetroresina).
L’opera di Bruckner eseguita ha una durata di circa un’ora e cinque: anche intorno al calcolo delle durate è difficile dire, in quanto dipendenti non solo dalla partitura, ma anche dagli interpreti. Essa è composta di quattro movimenti molto solenni, a parte forse il finale, un allegro abbastanza accattivante. Ci sembra che lo sforzo dell’autore sia quello di esplorare gli impasti sonori, privilegiando le caratteristiche sinfoniche, nel preciso significato del termine: suonare insieme. Egli introduce un motivo, ne esplora i colori possibili raggruppando strumenti diversi in piccoli insiemi, in sezioni, in compagini di varia grandezza e con l’orchestra al completo. È una ricerca interessante che mostra i differenti significati emotivi delle varie coloriture, delle sfumature e degli accostamenti: si tratta di un’opera compositiva e didattica enorme, anche nelle dimensioni. È un’ebbrezza di suoni di cui resta un’impressione globale all’interno della quale non spiccano, per lo meno per noi, particolari elementi melodici.
Nella direzione di questa partitura abbiamo apprezzato la tecnica di Nagano che conduce l’orchestra come una mandria di buoi e lo affermiamo in senso positivo: li spinge da una parte o dall’altra così come serve alla musica, stimolandoli più che trainandoli. Lo vediamo raramente condurre più di tre battute consecutive: invece segnala i passaggi, sottolinea le dinamiche nel mentre si presentano rivolgendosi ai vari angoli dell’orchestra con pochi cenni significativi e camminando da un lato all’altro della larga pedana. La massa orchestrale è in effetti molto ampia ed il rischio di lasciarsi trascinare è alto, per cui troviamo opportuna la condotta di Nagano, del tutto precisa e puntuale in ogni attacco o nei crescendo e diminuendo, ovvero in ogni fase dell’esecuzione. Stilisticamente differente era stata la direzione del brano di Mozart, condotta con assoluta continuità e compostezza.
È piaciuto molto al pubblico, soprattutto nell’esecuzione di Bruckner dove noi, ammirati ma pur sempre acidi, abbiamo contato tre incertezze orchestrali in altrettanti passaggi: peccati veniali.
Gli applausi sono stati fragorosi e protratti nella ostinata richiesta di un bis (!) il che, vista la notevole durata del brano, dimostrava un’inequivocabile approvazione.
Ci ha fatto piacere avere alle nostre spalle una fila piena di adolescenti – probabilmente studenti di un liceo musicale – che hanno goduto il concerto fino alla fine, criticando solo i comportamenti degli anziani spettatori (la stragrande maggioranza) se applaudivano poco: ci sembrava incredibile e siamo stati loro grati per la ventata di giovinezza che riduceva almeno un poco l’età media degli “altri” (settanta anni?) alla quale noi stessi abbiamo sufficientemente contribuito.
Kent George Nagano è un musicista americano, direttore stabile dell’Orchestra di Montreal e dell’Orchestra bavarese. È stato direttore assistente all’Opera di Boston con Sarah Caldwell ed ha sviluppato una collaborazione musicale con Olivier Messiaen eseguendone molteplici lavori; ha collaborato con Frank Zappa per i brani orchestrali. Sarà direttore principale dell’Orchestra dell’Opera di Stato di Amburgo.
Rafał Blechacz è un pianista polacco ventisettenne. Nel 2005 ha vinto il premio Frederick Chopin di Varsavia. Ha un importante contratto con Deutsche Grammophon. Ha suonato con alcune tra le migliori orchestre europee e con la Tokyo Symphony. (pietro de santis)
«”C’è una conversazione appassionata tra il solista del concerto e l’orchestra che lo affianca”. Con queste parole Mozart descriveva in una lettera al padre Leopold la sua idea di concerto per pianoforte e orchestra. Il Concerto in do minore K 491, scritto nel marzo 1786, è l’ultimo d’una lunga serie di concerti (ne scrisse 27) composti da Mozart per le sue Akademien, piccole stagioni musicali che si tenevano nel corso del periodo quaresimale, quando i teatri erano chiusi e le occasioni per fare e ascoltare musica andavano cercate nei palazzi di aristocratici e generosi mecenati. In questo concerto emerge la maturità del compositore che esplora tutte le possibilità di equilibrio tra la parte solistica e quella orchestrale. In chiusura dell’anno dedicato alle celebrazioni per i duecento anni dalla nascita di Wagner (1813-2013), un indiretto omaggio al compositore tedesco con la Sinfonia n. 3 di Anton Bruckner a lui dedicata. Bruckner ne elaborò più versioni tra il 1873 e il 1889. In origine essa conteneva alcune citazioni di temi dal Tristano, dalla Walkiria e dai Maestri cantori che Bruckner tolse successivamente, forse per consiglio dello stesso Wagner: questa prima versione non venne mai pubblicata. Rimase però la dedica «”All’illustrissimo Signor Richard Wagner, all’ineguagliabile, famosissimo e sublime Maestro dell’arte poetica e musicale in profondissima riverenza”». La Sinfonia n. 3 venne eseguita per la prima volta a Vienna (nella prima versione stampata) il 16 dicembre 1877, direttore lo stesso Bruckner». (dal programma di sala)