Un’estate (vicino) al mare

Un’estate (vicino) al mare

Le Marche occupano un territorio bellissimo ed ospitale; la cultura marchigiana – di cui si ricordino i poeti, i musicisti, i pittori – è tuttora visibilmente esibita da castelli, abbazie, chiese, palazzi, musei e teatri la cui visita non dovrebbe essere mai tralasciata. Una parte delle attività culturali in questa regione viene, sapientemente, proposta per arricchire un’estate al mare.

Noi, amanti del mare a distanza, siamo particolarmente affezionati ad una manifestazione che si svolge in collina, nel mese di agosto: la maratona di letture “Asino chi non legge”. Ideata e coordinata da Oberdan Cesanelli e organizzata dalla Compagnia delle Rane, inizialmente pensata per Morrovalle (MC), è ora ospite della bella città di Fermo, grazie all’apertura mentale e al contributo economico della sua Giunta Comunale.

La maratona, che avrà inizio giovedì 22 agosto alle 17.15 e terminerà sabato 24 agosto, presumibilmente intorno alle ore 1.00 dopo la mezzanotte, con cento e più lettori si svolgerà nel cortile della biblioteca università conservatorio Machinery e, quest’anno, sarà impreziosita da un’esposizione di sculture di Giuseppe Allamprese (artista romano di cui si è ammirata, a Roma nel 2011, una straordinaria via Crucis composta di decine di statue in bronzo, dinanzi al colonnato di Piazza San Pietro)

Sappiamo, inoltre, che la manifestazione avrà una lettrice d’eccezione: Pamela Villoresi, una delle più grandi attrici del teatro italiano di sempre. Chi ne abbia la possibilità, la vada ad ammirare nel film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.

Sappiamo anche che Pamela leggerà venerdì 23 agosto, alle 20.50 circa, tre brani brevi:

contro l’accidia… “Ritratto del soldato Somacal Luigi” di Piero Jahier;

contro l’invidia…  “Marina e l’altro” di Valeria Moretti;

contro la superbia… “La tragedia di Didone” di Michele Di Martino.

Ma prima e dopo aver partecipato ad “Asino chi non legge”, non si rimanga indifferenti davanti all’ingresso di un Museo, di una Chiesa, di un Teatro: si entri per curiosare.

L’Italia è un paese ricchissimo e anche poverissimo: povero di materie prime, ma ricco di cultura. La cultura deve diventare la sua materia prima.

Questa grande bellezza, purtroppo, viene molto vantata ma poco apprezzata; e la maggior parte delle persone non l’ama, la cultura: è fatto risaputo che migliaia di italiani non disdegnano di visitare i musei più famosi, purché le indicazioni siano scritte in una lingua diversa dalla loro e  preferiscano ignorare rigorosamente le straordinarie ricchezze godibili vicino al portone di casa.

Avendo la fortuna di vivere a Roma, quando abbiamo un po’ di tempo libero facciamo una passeggiatina ed entriamo in una chiesa o in uno dei musei di cui si vanta la capitale.

Due domeniche or sono, insieme a tre amici, nella calura domenicale abbiamo cercato il fresco dapprima dentro la Chiesa di Sant’Agostino, poi in Palazzo Altemps. Quanti visitatori abbiamo incontrato? In chiesa (entrata gratuita) solo due persone; a Palazzo (12,50 €) una decina. Non erano italiani.

Sicuramente tutti gli italiani hanno già visitato questi luoghi, ricordano dove siano collocati e quali grandi opere ospitino… ma per chi – casualmente – non lo avesse sapesse, vogliamo ricordare che si trovano a piazza Sant’Apollinare (dove?) e a piazza Sant’Agostino, vicino a piazza Navona (Ah!).

La chiesa (oltre ad una cascata di straordinarie opera d’arte) ospita due dipinti eccezionali: sono la Madonna di Loreto (detta anche Madonna dei Pellegrini) di Caravaggio e il famoso affresco del Profeta Isaia di Raffaello, oltre alla (un tempo) veneratissima statua della Madonna del Parto, di Jacopo Sansovino (etc. etc. etc).

Palazzo Altemps, dalla notevole architettura, ospita una raccolta di sculture tra cui spiccano il Trono Ludovisi (460 a.C.) – trono in pietra in cui è scolpita la celeberrima nascita di Venere, dalla schiuma del mare di Cirpo, con ancelle e musicanti –; e il Galata suicida (I secolo d.C.), copia romana di straordinaria fattura e fama dell’originale in bronzo (Epigono, 230 a.C.), che faceva parte di un monumento dell’Acropoli di Pergamo.

Alla “distrazione” dei miei concittadini romani fa eco, forse, la conclamata ignoranza di una gran parte di connazionali: sicuri del fatto che con la cultura non si mangi, neanche nelle Marche, restano indifferenti all’idea che nella chiesetta del paesello (Morrovalle), pur sempre cinquecentesca (disposizione di Sisto V, 1586), affianco al portone di casa, ci sia un meraviglioso dipinto attribuito a Guido Cagnacci (chi era costui?), allievo di Guido Reni (il nome non mi è nuovo!); o che a 10 minuti di distanza dallo stesso paese, a Monte San Giusto, in una chiesetta seminascosta ma restaurata (Santa Maria in Telusiano), risplenda la straordinaria tela della Crocifissione (1531-33) di Lorenzo Lotto che, da sola, vale un viaggio da New York (e qualcuno lo fa).

Ma è meglio non far circolare la voce…

“Ma, ar solito, a sto porco de paese
Si vòrse trovà appoggio pe le spese
De la Scoperta, je toccò a annà fora.”

(La Scoperta dell’America, Cesare Pascarella)

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