Crescere è un mestiere triste

Crescere è un mestiere triste

di Santiago Roncagliolo

L’autore, Santiago Rafael Roncagliolo Lohmann è nato a Lima (Perù) nel 1975; è scrittore, traduttore e giornalista. Ha vissuto la maggior parte dell’infanzia ad Arequipa (Perù). Suo padre, Rafael Roncagliolo, un rinomato analista politico, fu costretto a lasciare temporaneamente paese e famiglia a causa delle tensioni politiche che portarono nel 1968 alla dittatura militare di Juan Velasco Alvarado. La famiglia rimase tuttavia in Perù e Santiago proseguì gli studi nel Colegio de la Inmaculada. La carriera di scrittore iniziò con alcuni racconti per bambini e un breve dramma intitolato “Tus amigos nunca te harían daño”. Nel 2000 si trasferì in Spagna, a Barcellona, dove risiede tuttora ed in cui, ama ricordare, durante i primi anni di permanenza fu costretto a lavorare come domestico per vivere.

È autore di serie televisive, giornalista investigativo e analista politico; collabora con il quotidiano El Pais e con varie testate Latino Americane. È nota la sua abitudine di firmare gli articoli con differenti pseudonimi. La fortuna e la fama gli arrisero da quando la novella Abril Rojo vinse il premio Alfaguara in Spagna (nel 2006) e il Premio di Narrativa per Scrittori Stranieri Indipendenti, assegnato dalla stampa inglese, nel 2011.Il libro di cui parlo, pubblicato nel 2011, è una raccolta di dieci racconti che ripercorrono le fasi della vita – dalla prima infanzia all’età adulta –, osservata e raccontata in differenti momenti e da differenti protagonisti, maschi o femmine; la vita raccontata  è il “testimone” che passa di mano in mano ai  personaggi, trasversalmente, attraverso la particolare visione del narratore: documenta sempre e comunque la sofferenza (o la constatazione dell’altrui sofferenza) anche quando il passo è leggero e l’esito lieto.

La “Rumbera” è la nonna del primo protagonista: i due si specchiano nella simile ingenuità – data dall’Alzheimer o dalla giovanissima età – e si abbracciano nel piacere della danza.  Affascinato dall’allegria continua suscitata nell’anziana signora dalla musica, il piccolo Carlitos cerca nei ricordi della nonna il segreto dell’amore e lascia disvelare un passato considerato indecente dalla famiglia.

“Luca e i colori della neve” è la cronaca di uno strano incidente capitato a Luca, spedito alla vigilia di Natale come un pacco postale tra casa di mamma e casa di papà – separati –, affidato al taxi di un ex carcerato, condannato per il sequestro e l’omicidio di un bambino. La vicenda sembra ripetersi ma il taxista, questa volta, costringe il piccolo ad essere suo complice in un atto d’amore: convincere la propria madre, in punto di morte, che  il bambino scomparso anni prima sia vivo.

“Un’influenza criminale” racconta l’amicizia di due pre-adolescenti che si apprestano a conoscere la vita – cioè l’alcool ed il sesso – suscitando e sostenendo le proprie rispettive bravate: rubare birre o costringere a rapporti sessuali mortificanti la povera, grassa e brutta, cameriera contadina.

“Un deserto pieno d’acqua” è il mondo visto da una quindicenne, in bilico tra infanzia e adolescenza, che vorrebbe mantenere la spensierata felicità del gioco con le compagne di classe le quali, invece, hanno già imparato le schermaglie della seduzione e preferiscono la compagnia dei ragazzi. Dopo un’insonne notte di crisi, la bambina si tramuta in una spregiudicata mangiatrice di uomini, per il potere conferitole dal patrimonio famigliare, e impone al marinaio che guida il motoscafo della villa al mare di toglierle la verginità.

Nel “matrimonio segreto” si assiste ad uno degli squallidi compromessi diabolicamente suggeriti dall’inconscio sociale: un adolescente, quindicenne, “deve” avere rapporti sessuali per non sentirsi sminuito di fronte agli altri. Si accorge di una coetanea bruttina, che non gli piace ma “ci sta”. Inizia una relazione che egli pensa di troncare senza coraggio, poiché non sa immaginare un’altra versione della sessualità. La ragazza rimane incinta e decidono di abortire. Questo “fatto” li allontana. Si ritrovano, anni dopo e già adulti: lei, una manager spregiudicata; lui, uno studente di lettere. Fanno di nuovo  l’amore: “Il posto della nostra storia è la finzione, il sogno, il ricordo e l’incubo. Ormai è finita” sono le parole del ragazzo, definitivamente annoiato.

In “l’Ospedale”, un diciassettenne accompagna il padre dal Perù in Brasile per un’operazione al cuore. L’ambivalenza nei confronti del genitore lo porta a bighellonare in giro nei bar della città di San Paolo, il padre sotto i ferri, mentre si gioca la partita di football tra Brasile e Perù per la Coppa America. La squadra della sua nazione viene sconfitta ed il giovane tornato in ospedale incontra un’amica di famiglia: lo hanno cercato tutto il giorno. Il padre è morto.

In “la trappola” un diciottenne cocainomane viene coinvolto dal gruppo degli amici in una spedizione punitiva contro un loro conoscente. Viene reso sovreccitato di coca ed aizzato nella confusione di rabbia mista a gelosia a causa di una ragazza. Appare una pistola e gli viene detto di sparare: vede l’avversario seminudo e preme il grilletto ad occhi chiusi. Quando riapre gli occhi è rimasto solo e si accorge che la vittima non è un uomo ma proprio la ragazza, nuda e coperta di sangue, della quale gli altri si volevano sbarazzare.

“Rifugio per l’amore” è la brevissima storia di un tradimento sessuale: un giovane ventenne va a letto con un’altra e non riesce ad avere una prestazione maiuscola. Frustrato, cerca  comprensione e rivincita a casa dalla sua ragazza. Un nuovo rapporto sessuale e poi finalmente la solitudine: nella vasca da bagno di lei.

In “Vacanze allo Hyatt”, un giovane racconta una notte di follie trascorsa a Santiago del Cile, ospite insieme al padre – un professore di economia invitato ad un convegno internazionale – di un albergo di lusso. Vagabondando incontra un vecchio amico che ora vive lì: guida una splendida macchina sportiva e lo porta ad ubriacarsi nei bar riservati ai turisti ricchi; lo riconduce poi all’albergo. Nella camera del padre si trova a parlare di politica sino all’alba, completamente sbronzo.

In “Il cranio”, un giovane medico legale va a ricostruire la dinamica di un omicidio avvenuto in un bar: qualcuno ha sparato sette colpi di pistola nel cranio di un suo amico, consumatore di droga e innamorato di una prostituta.

Lo stile asciutto e vagamente surreale della prosa di Roncagliolo fa effettivamente pensare a Vargas Llosa, cui molti lo confrontano, come pure una sorta di teoria della ineluttabilità delle cose. Il concetto della fine incombe su tutto: una storia, un periodo della vita, un rapporto, la vita stessa; insieme a quello della solitudine. Persino il piacere tanto desiderato non promette nulla di buono, essendo l’effetto di un condizionamento. Il mondo di Roncagliolo è corrotto, più che dal male, dal suo essere pura finzione: l’infanzia è una condizione di malessere ed il crescere non conduce ad un benessere, ma ad una malattia nuova. Noi crediamo esista una cura – “il piacere del desiderio” -: si pratica con la cultura e consente di modificare il malessere prodotto dall’inconscio sociale.

pietro de santis

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