Io, l’erede

Io, l’erede

di: Eduardo De Filippo
con: Geppy Gleijese, Leopoldo Mastelloni, Umberto Bellissimo, Margherita di Rauso, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Gabriella Franchini, Valentina Tonelli, Marianella Bargilli
Regia: Andrée Ruth Shammah
io, l'erede   L’altro lato della beneficienza…

Questo testo, ispiritato ad un’esperienza autobiografica dell’autore, presenta un iter molto particolare; fu scritto in napoletano nel 1942, in un periodo difficile nella vita artistica di Edoardo e, non apprezzato neppure da Peppino, non  riscosse all’epoca un grande successo: fu tenuto in scena per soli quattro giorni.
Nel 1968 il copione fu rivisitato da Eduardo stesso, che ne curò la versione in italiano, ma – fatta eccezione per una produzione in cui seguì la regia- non lo recitò mai più.
In esso non si riconosce l’Eduardo a cui siamo abituati, si nota invece un piglio morale e uno stile pirandelliano, che è tuttavia tagliente e comico nello stesso tempo.

La vicenda si svolge in casa Selciano, una famiglia benestante impegnata da sempre in opere di beneficienza.
In seguito alla commemorazione funebre di Prospero Ribera, che per 37 anni ha vissuto come beneficiato con loro, la famiglia si riunisce per ricordare il caro estinto.
Improvvisamente si presenta alla loro porta il figlio del defunto, Ludovico, il quale reclama per sé, in quanto erede, il posto e il ruolo del padre.
Costui, appellandosi Prospero II, esige il posto del genitore (con tutti i suoi pro e i suoi contro), a suo avviso reso improduttivo dalla sfacciata magnanimità della famiglia.
La logica impeccabile del suo discorso, accompagnato da persuasive minacce, convincono i Selciano ad accoglierlo.

Nell’allestire questo testo, Andrée Ruth Shammah, amica e collaboratrice di Eduardo, sviluppa la vicenda accentuandone i lati comici, e portando in primo piano la figura misteriosa e beffarda di Ludovico Ribera che, con la coerenza del suo comportamento, smaschera il ‘buonismo’ ipocrita della società perbene.
Nel ruolo del protagonista, uno degli ultimi allievi di Eduardo: Geppy Gleijeses. Il suo Lodovico era animato da una pungente cattiveria,una lucida intelligenza, determinazione e abbondante sarcasmo.
Abbastanza convincente Mastelloni en travestì nel ruolo della malinconica zia Dorotea, donna ipocrita, ma anche schiava del suo ruolo di benestante caritatevole. Buona spalla Umberto Bellissimo, interprete della più tradizionale comicità partenopea.
Comprimari di buon livello: la svampitissima Gabriella Franchini, la non meno stralunata Marianella Bargilli, la delicata Valentina Tonelli, e i simpatici Antonio Ferrante e Ferruccio Ferrante.

Curiosa scenografia di Gian Maurizio Fercioni, fatta di pareti bianche con ritratto di Eduardo appeso e porte aperte sullo sfondo, che rende lo spazio scenico molto freddo, quasi asettico, con lo scopo forse di volgere l’attenzione solo sull’intensità del testo, o forse lasciare carta bianca all’immaginazione. 

Teatro Eliseo – Roma,  dal 6 al 25 marzo 2007. 

 

 

 

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