Il viaggiatore notturno

Il viaggiatore notturno

Romanzo, Italia 2005
193 pp. Euro 15,00
Autore: Maurizio Maggiani
Casa editrice: Universale Economica Feltrinelli, 2005
ISBN 88-07-01666-4

viaggiatore notturno  “Dice Père Foucauld che non si può scegliere chi amare, né come amarlo. , ha scritto. E ancora:> Possiamo amare solo chi incontriamo, e dunque sono i nostri piedi che scelgono chi ameremo>”.

Nella regione algerina dell’Hoggar il tempo è scandito dai lenti ritmi di una natura incontaminata.
Un etologo italiano, inviato in quelle terre per studiare il volo delle rondini, trascorre le sue giornate ascoltando i racconti su strane migrazioni, su antiche guerre e personaggi incredibili. Riscopre così, di giorno in giorno, la vera e semplice bellezza dell’esistere e il senso profondo della vita.
Attorno a lui si muovono figure affascinanti e misteriose, a cominciare dal dimah Tighrizt, il poeta viaggiante che ogni notte racconta – come gli antichi aedi – “cosa ha visto di meraviglioso che a noi tutti è inspiegabilmente sfuggito”.
L’ irundologo, in quell’infinito deserto dei Tuareg, si affida all’agile sapienza del suo accompagnatore e interprete Jibril, col quale ha modo di condividere e rivivere la propria esperienza in Bosnia. In quelle circostanze di guerra, egli ricorda di essersi imbattuto in Amapola, l’orsa che fugge dal cruento conflitto umano, e di aver conosciuto la Perfetta. Centrale e simbolico è il racconto su questa donna, che cammina senza sosta fra le strade piene di morte. La Perfetta è solitaria e sfugge agli uomini, non parla mai, neppure quando è picchiata e violentata. Rappresenta forse la vita? Rimane un mistero, ma quel che certo è che lo scienziato italiano se ne innamora perdutamente!
Insomma, sotto le stelle della “culla del mondo” tutto può accadere, anche che una semplice ricerca scientifica si trasformi in un viaggio mistico…

Il romanzo pone l’accento sul forte contrasto fra la semplice bellezza dell’esistere e la cruda realtà dell’agire umano. Lo fa con garbo, attraverso una lunga serie di racconti in bilico fra mito e realtà, racconti che s’incastrano l’uno dentro l’altro intrecciandosi e arricchendosi reciprocamente.
Nel centro della terra, poggiato ad una roccia dell’Assekrem, il genovese – e noi con lui – torna bambino: si lascia cullare da favole dal sapore antico di una cultura non scritta, da storie incredibili di viaggiatori erranti e leoni feriti che non muoiono mai…
Maggiani, tuttavia, ci riporta costantemente dall’incantato mondo della fantasia alla realtà, con continui richiami alla guerra e alla crudeltà dell’uomo. Le parole, pungenti ma non eccessivamente crude, sulla strage di giovani nella città bosniaca di Tuzla, ci invitano ad una seria riflessione sulle catastrofi umane d’ogni tempo.
Il romanzo indica, forse, una via possibile per riscoprire il vero senso della vita, che il deserto incontaminato ancora conosce e conserva.… ?
D’altra parte, l’autore stesso ci ricorda che il deserto dell’Hoggar è il luogo dove gli ex generali, come père Foucauld, si fanno monaci!
Com’è grande il potere del raccontare: i racconti possono rendere fratelli due nemici, sanno custodire le passioni e accompagnarci svegli e vivi fino al sorgere del sole.

L’autore
Maurizio Maggiani è nato a Catelnuovo di Magra nel 1951. E’ stato maestro carcerario, maestro di bambini ciechi, operatore cinematografico, aiuto regista, montatore, fotografo, pubblicitario, costruttore di pompe idrauliche, impiegato comunale. Esordisce come scrittore negli anni ’80, con un concorso letterario per esordienti “L’inedito” del settimanale “L’Espresso”. Col tempo conquista premi di rango e un vasto pubblico di lettori. Nel 1995 vince il Premio Viareggio e il Campiello con il romanzo Il coraggio del pettirosso; nel 1999 ottiene il Premio Alassio e il Premio Stresa per la Narrativa con il romanzo La regina disadorna; nel 2002 ottiene il Premio letterario Scrivere per amore con E’ stata una vertigine, col quale arriva anche in finale, nel 2003, al Premio Chiara. È editorialista per “Il secolo XIX” e scrive per “la Stampa”.

Marta De Santis

I commenti sono chiusi