Benedette zie

Benedette zie

Bulbul Sharma 
Racconti, India 1992
205 pp.
Prezzo di copertina € 12,80
Traduzione: Tatiana Moroni
Editore: Marcos y Marcos, 2002
ISBN 8-7168-347-1

benedette zie 

Benedette zie raccoglie otto racconti incentrati su un viaggio che spesso si trasforma in pellegrinaggio spirituale. Tutte le storie, tranne una, hanno donne come protagoniste. In “La prima vacanza di RC”, dove solo apparentemente il protagonista è un uomo, si narrano le scoperte che un’inattesa uscita dal nido protettore ed asfissiante della casa permette di fare a tre donne di una stessa famiglia. Treni, aerei, macchine e persino un carretto trainato da buoi sono i simboli della vitalità dell’India, il paese in cui le protagoniste compiono le loro coraggiose imprese. Tratteggiati con grande umorismo, sfilano davanti a noi spose bambine e vedove vestite ritualmente di bianco, funerali e matrimoni, palazzi e villaggi, cibi esotici e usanze sconosciute.

Si entra in un mondo tutto femminile e dominato dalla tradizione in cui, seppure da una posizione subordinata, le donne dominano la famiglia. Vecchie, giovani e bambine, sono spinte a viaggiare dai mille motivi diversi. Nel primo racconto, “Gara di malanni”, Meera e le sue anziane zie partono per presenziare ad un funerale.Il lunghissimo viaggio in treno, il primo per la bambina, sembra svolgersi in un universo parallelo, in cui si dimentica per qualche ora il lutto, per lasciarsi allegramente trasportare dall’entusiasmo di conversare descrivendo i malanni più incredibili: “Il viaggio di ventisei ore era trascorso in un lampo, e ancora le donne non avevano esaurito la scorta di malanni. …Eppure le vecchie signore sembravano così sane e robuste… Le zie avevano finito con la loro anamnesi e avevano attaccato con strani casi cui non avevano assistito ma dei quali avevano sentito parlare con le loro orecchie, quando si accorsero con disappunto che il treno stava per entrare a Jabalpur. Meera raccolse velocemente i bagagli ma le zie rimasero dov’erano con aria triste e abbattuta.”

Tra i racconti è doveroso ricordare “A Simla in tonga”, che inizia con una storia d’amore e finisce con una storia di indipendenza. L’autrice descrive la forza spirituale e lo spirito combattivo della giovane Anima, che ha il coraggio di sposare l’uomo di cui si è innamorata con un colpo di fulmine e di seguirlo in una città lontana contro il volere della famiglia. La sua vera forza d’animo si dimostra nella vita coniugale, riuscendo silenziosamente a cambiare le consuetudini tradizionali che costringono le donne a sottostare al volere dei mariti. Anima è salda nelle proprie convinzioni, e persegue i propri ideali in aperto contrasto con quelli del coniuge.    

Benedette zie: tante donne a spasso per l’India

La mezzanotte era passata da un pezzo quando il treno finalmente lasciò la stazione di Delhi, ma Meera era così sveglia e aveva gli occhi talmente vivaci che la giornata le sembrava appena iniziata. Non si sentiva per niente stanca, nonostante avesse aspettato per sei ore in stazione con le sue tre zie, ascoltando continui annunci sul treno in ritardo. Ogni volta che l’altoparlante blaterava sopra le loro teste, le zie di Meera gli rendevano pan per focaccia con imprecazioni taglienti, come se si trattasse di un nemico che le attaccava a livello personale, scegliendo loro in un vasto mare di persone. Ascoltavano con attenzione, allungando il collo verso l’altoparlante e non appena l’annuncio finiva ribattevano immediatamente. “Stupido somaro senza cervello. Quest’imbecille non sa far altro che gracchiare ‘Il treno è in ritardo’ come una rana. Non lo vediamo da noi che il treno non è qui?”

Bulbul Sharma descrive con grande umorismo la religione e la cultura indiana da un punto di vista tutto femminile, e racconta con serenità gli aspetti di uno stile di vita che sembra molto lontano dalla nostra cultura occidentale. Alcune tradizioni sono crudeli e spietate, come quella delle “spose bambine” e dei matrimoni combinati ancor prima della nascita. Eppure, con uno sguardo ironico e sempre attento, l’autrice rivela come, in fondo, il mondo delle sue “zie” non è poi così lontano dal nostro. Molte di queste tradizioni appartengono anche al nostro passato: i matrimoni di convenienza, le doti per le figlie femmine fanno parte anche della nostra cultura. La società matriarcale e le sue donne terribili, la passione per la cucina e per il racconto ci sono familiari, basti pensare alle “comari” di qualsiasi paesino italiano, alle loro chiacchiere e pettegolezzi, al desiderio di raccontare la storia più sorprendente possibile arricchita di particolari sempre nuovi, la voglia di primeggiare anche solo nel resoconto dei malanni avuti. Tre sono i temi portanti di tutte le storie: il viaggio, il cibo, il desiderio di raccontare. I nomi esotici delle delizie gastronomiche citate in ogni pagina fanno venire l’acquolina in bocca. Si percepiscono i profumi e le spezie delle specialità gustate con ingordigia dai commensali: il soffice e fragrante “barfi” al cocco, le pakora appena fatte, frutta secca e noci e le ceste di dolci stimolano non solo la fantasia ma persino l’olfatto di chi legge. Le descrizioni, anche quelle abbozzate, catturano il lettore tanto da farlo sentire partecipe degli eventi, quasi quanto i personaggi stessi.
Marta De Santis 
 

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