Categoria: Teatro

L’elisir d’amore

L’elisir d’amore

melodramma giocoso in due atti, libretto di Felice Romani, musica di Gaetano Donizetti.

La vicenda è ambientata in un immaginario villaggio dei Paesi Baschi, alla fine del XVIII secolo. Nella regia di Ruggero Cappuccio, con le scene di Nicola Rubertelli ed i costumi di Carlo Poggioli, l’ambientazione proposta – essenziale – è più vicina alla collinosa campagna romana e ai suoi abitanti, così come numerosissime opere grafiche l’hanno tramandata fino ad oggi (es. “L’arrivo dei mietitori nelle paludi pontine” di Louis Léopold Robert, Parigi, Louvre).

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Una pura formalità

Una pura formalità

In una notte di tempesta, un uomo (Roberto Sturno) corre sotto la pioggia e viene fermato da alcuni gendarmi (Giuseppe Nitti, Amedeo D’Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore) che lo conducono al posto di polizia. Su questa scena di pioggia sul fondale si apre il sipario e lascia apprezzare una bella scenografia di quinte scorrevoli, che evoca immagini kafkiane: anonima, grigia, con pochi elementi caratterizzanti. L’uomo, privo di documenti, si oppone ai militari che non vogliono lasciarlo andare e faticano per calmarlo.

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Twist

Twist

Tra il 29 ed il 30 marzo ho fatto questo sogno: ero nella grande villa di campagna di un mio amico e, tra le altre persone, c’era una donna bionda e affascinante. Non ricordo quale fosse la relazione della donna con il luogo, un’amicizia oppure un flirt con il mio amico: si trattava, però, di una persona che aveva acquisito un potere. Io l’affrontavo dicendole che era riuscita nel suo intento con l’inganno, fingendo sentimenti inesistenti. Poi, seduto a tavola in compagnia di altri amici, criticavo la donna in questione, accusandola di arrivismo. Al risveglio mi sono interrogato sul significato del sogno che, di certo, era collegato con lo spettacolo visto: “Twist” di Clive Exton, messo in scena dalla Compagnia delle Rane nel Teatro Comunale di Morrovalle, per la regia di Stefano Leva.

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Quartett

Quartett

di Heiner Müller da “Le relazioni pericolose”; regia di Walter Malosti; con Maddalena Crippa e Walter Malosti

Heiner Müller (1929 –1995) è stato drammaturgo e poeta, scrittore, saggista e direttore di teatro. Forse la definizione di “massimo poeta di teatro del novecento dopo Samuel Beckett” è stata coniata con eccessiva nonchalance ma, indubbiamente, egli è ricordato come il più importante drammaturgo tedesco del XX secolo successivo a Bertolt Brecht. I suoi pezzi – “enigmatici e frammentari” – hanno contribuito significativamente al teatro postmoderno. Nato in Germania dell’Est, appena diciottenne s’iscrisse al Partito di Unità Socialista di Germania ed iniziò a lavorare per la DSV (Associazione Tedesca degli Scrittori).

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Tutte le cose eternamente belle

Tutte le cose eternamente belle

Tornare ancora nel giardino sbarrato,

Che tra gli archi del muro,

Tra magnolie e limoni,

Serba l’incanto delle acque.

Udir ancora, nel silenzio

Vivo di cinguettii e di foglie,

Il sussurro tiepido dell’aria

In cui volteggiano le anime antiche.

Veder ancora il cielo profondo

E lontano la torre svettante,

Come fiore di luce sulle palme:

tutte le cose eternamente belle.

Sentir ancora, come allora,

la spina acuta del desiderio,

mentre la gioventù passata

ritorna. Sogno di un dio senza tempo!

(Luis Cernuda, Giardino antico, libera traduzione di Lorenzo Rossi).

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