C’era una città a Castelraimondo
Si tratta di un’opera musicale – con soli, coro, orchestra, voce recitante e persino danza – tratta dall’omonimo libro edito da Armando. In realtà, è nato prima il testo teatrale/musicale e poi il romanzo; lo posso dire con certezza essendone l’autore. Lo spettacolo è frutto di un progetto dell’Istituto Comprensivo Strampelli e del Coro Polifonico Santa Cecilia; è stato realizzato dalla Scuola di Canto In-Canto con la collaborazione dell’Istituto Musicale Nicola Vaccaj e con il patrocinio dei Comuni di Castelraimondo e di Pioraco e il sostegno dell’Associazione Regionale dei Cori Marchigiani (ARCOM).
Debbo sottolineare che l’opera e il suo libro sono dedicati ai bambini e ai loro genitori. Quando il compositore, M° Paolo Lepore, mi ha commissionato un testo adatto ai bambini, ho fatto una riflessione, semplice nella teoria ma complessa nei risultati: gli spettacoli dedicati ai bambini sono recitati generalmente dagli adulti. Questa volta, mi sono impegnato ad immaginare una compagnia teatrale composta di bambini ed adulti insieme: così il lavoro, ma anche il romanzo, è dedicato ai bambini e ai loro genitori: debbono essere gli adulti a spiegarlo ai bambini e anche i bambini dovranno spiegarlo agli adulti (e so per esperienza che desiderano farlo).
Questa “buona” premessa risulta però complicata e velleitaria: è complicata come l’inpostazione di tutte le opere musicali che richiedono mesi di prove; velleitaria per lo stesso motivo: bisogna avere a disposizione un coro di bambini, una regia, i solisti bambini e adulti, i musicisti e tanti giorni di prove… in più la copertura economica, si capisce. Non è per niente facile.
Confesso che, al momento della scrittura, sono stato vittima di un accesso di megalomania: era il periodo del covid. Ho consapevolmente immaginato la rappresentazione in un Teatro dell’Opera, il Petruzzelli per l’esattezza, in quanto il compositore è di Bari. Finita la pandemia, mi sono dovuto arrendere all’evidenza che la proposta sembrava quasi irrealizzabile. La prima messa in scena dello spettacolo, prodotta per l’appunto a Bari in uno spazio dedicato al teatro per ragazzi, è stata molto bella e necessariamente ridimensionata: il palcoscenico, un po’ piccolo, non consentiva lo sviluppo della sceneggiatura nel modo in cui era stato immaginato; anche il coro dei bambini – vero protagonista della storia – era ridotto ad una decina di componenti, molto bravi e necessariamente fermi. Era stato comunque un successo per i bambini – artisti o spettatori – e per i loro genitori.
A Castelraimondo si è concretizzata una favola grazie al pensiero e alla convinzione del M° Vincenzo Pierluca: organizzatore, coordinatore, direttore del coro e dell’orchestra e, sul palcoscenico, anche presentatore brillante e competente. Il coro dei bambini, bellissimo, numerosissimo, ben preparato dai maestri Maria Pasqualina Sgammato e Vincenzo Pierluca, veramente ben coordinato dalla regia di Sabina Conocchioli, è riuscito a esprimere tutto ciò che l’autore del libretto e il compositore avevano pensato. I bambini cantavano, correvano, uscivano, entravano, si nascondevano, urlavano, dialogavano con il corpo e con le parole, insieme agli altri interpreti – bambini e adulti – verso il pubblico: meraviglioso.
La storia portata in scena è una fiaba contemporanea: in una città che era stata bellissima ed ora è travolta dal degrado e dall’incuria, la Narratrice (Chiara Corpacci) ha fatto ritorno dopo molto tempo e si accorge che quanto, nei ricordi, era splendido ora è cadente e sporco. Anche i bambini (Coro InCanto), che si aggirano nelle strade come “gatti randagi” senza andare a scuola, sono abbandonati all’incuria. I bambini sono tutti vestiti di nero tranne due, Miriam e Matteo, i cui maglioncini colorati e i tratti somatici un po’ diversi attestano trattarsi di due “nuovi italiani”. Miriam e Matteo (Coro InCanto), come la Narratrice, desiderano una città pulita che torni all’antica bellezza: loro due l’hanno capito a scuola, studiando la storia. Però desiderano anche giocare con i loro amici che vagano per le strade. Mentre qualcuno dà fuoco ai cassonetti della spazzatura e si diffonde un fumo acre, Miriam e Matteo si convincono che solo un miracolo potrà cambiare le cose. I sogni si possono realizzare miracolosamente, talvolta, se sono condivisi. Miriam sogna la Fata Rossa (Valentina Mosconi) che ferma il tempo per consentire la pulizia delle strade e la rinascita della natura; invece nella mente di Matteo si presenta Re Domenico (Daniele Coluccini) e il suo battaglione di amici che aggiustano e puliscono tutto… Al risveglio, Miriam e Matteo si accorgono che il loro desiderio si è trasformato in realtà: tutti sono più contenti, anche gli altri bambini che hanno indossato un bel cappellino colorato, perché la città è bella, è pulita… la storia si conclude con una marcetta trascinante cantata da tutti gli interpreti “Ma che cosa è mai successo, ho dormito a più non posso, quasi non mi riconosco più”
Notevoli sono le idee registiche di Sabrina Conocchioli: i cassonetti dietro a cui si nascondono i bambini sono due semplici teli trasparenti; l’incendio e il fumo nero sono ottenuti agitando bastoncini cui sono incollate striscioline di plastica nera; i cambiamenti nella natura sono simbolizzati da una bella danza, sui ritmi musicali dedicati, realizzata da Michela Paoloni, brava ed elegante. Detto della straordinaria presenza scenica del coro e dei bambini solisti, dobbiamo sottolineare la qualità di tutti gli interpreti e la scelta azzeccatissima dei costumi: Re Domenico con occhiali ramazza e cappello, veramente instancabile nel cantare in moto perpetuo; la Fata Rossa, completamente rossa, brava nel canto, divertita e divertente.
L’ensemble orchestrale, diretto da Vincenzo Pierluca, era formato da: Leonardo Francesconi (Pianoforte), Luca Mengoni (Fisarmonica), Piero Pietrani (Clarinetto), Francesco Zuccatosta (Tromba), Daniele Cherubini (Trombone), Leonardo Pierluca (Chitarre), David Padella (Basso Elettrico), Francesco Pierluca (Percussioni). Non conosco i nomi dei tecnici audio e luci, della costumista e della scenografa e perciò non posso elencarli.
Insomma, capirete che tra interpreti, coro, orchestra, direttori, regista, costumisti, tecnici, aiutanti lo spettacolo ha coinvolto almeno settanta persone, proprio come l’allestimento di un’opera lirica… Soprattutto l’ampiezza del palcoscenico era adatta e il Lanciano Forum è capace di accogliere fino a mille persone: quanti erano gli spettatori? tanti, forse, più di cinquecento! Il segno del successo (straordinario, forse irripetibile) è stato sancito dalla presenza di tanti bimbi spettatori, riversati fin sotto al palcoscenico per imitare gesti ed evoluzioni degli interpreti lassù, rapiti da quella città di bambini e adulti, viva per un’ora (almeno…)