La figlia della fortuna
Autore Isabel Allende
Prezzo € 8,00 – 336 p.
Traduttore Liverani E.
Editore: Feltrinelli, 2000
“Ormai non riusciva più a entrare e a uscire dai sogni, come le aveva insegnato durante l’infanzia Mama Fresia, nè a decifrare visioni e simboli, che rimanevano a vagarle nella testa, come un rimbombare di sassi trascinati da un fiume. Scriveva instancabilmente sul suo diario con la speranza che tale gesto attribuisse qualche significato alle immagini.”
Abbandonata ancora neonata sulla porta dell’elegante casa della famiglia Sommers, Eliza viene adottata dai tre fratelli – Jeremy, John e Rose- trasferitisi da quale anno in Cile.
Mentre Rose le impartisce una perfetta educazione inglese, la domestica, Mama Fresia, la istruisce sulle tradizioni cilene in un dialetto tra lo spagnolo e l’araucano, raccontandole miti e leggende, insegnandole decifrare i sogni e a cucinare.
Mancano nella sua vita ingerenze maschili, perchè Jeremy non desidera curarsi di lei, e anzi non avrebbe voluto tenerla, ma l’ha accolta in casa per amore della sorella; Jhon, invece, seppure affettuoso, è sempre assente, impegnato nei suoi viaggi da marinaio.
Per quanto cresciuta all’interno della buona società di Valparaiso, Eliza è animata da uno spirito ribelle e non può seguire troppo a lungo le rigide regole anglosassoni che le vengono imposte. Così, alla prospettiva di un matrimonio di convenienza, lei sceglie senza indugi l’amore per Joaquin Andieta, un giovane un po’ scapestrato e povero. Quando lui, accecato dalla corsa all’oro, parte per la California, Eliza si imbarca clandestinamente su una nave diretta a San Francisco per raggiungerlo.
Sullo sfondo della vicenda i febbrili anni della corsa all’oro e gli ultimi dei pionieri americani.
Ho preso in mano questo romanzo con una certa mal disposizione. Per qualche oscuro motivo non riesco a lasciarmi incuriosire da Isabel Allende.
Il caso, però, ha voluto che superassi questo mio limite grazie ad un regalo di Natale. Ammetto di esser rimasta sorpresa dal fatto di aver “divorato” le pagine ed essermi lasciata trascinare dalla storia della giovane cilena temeraria.
Intrighi, segreti e passioni e dovizia di particolari, costringono il lettore a non distrarsi, portandolo a fantasticare sul procedere delle vicende.
Devo riconoscere, tuttavia, che per quanto la storia di Eliza possa affascinare, ciò che davvero mi è piaciuto sono i racconti sullo sfondo, dalla Cina di Tao Chi’en con le sue tradizioni misteriose e a volte crudeli, al racconto del viaggio in una California selvaggia, dove speranze, delusioni, sangue si mischiano confusamente, dove un animo buono può perdersi e un giovane idealista può trasformarsi in un crudele assassino, dove si può diventare invisibili oppure trovare un amore così sincero e intenso che nulla può contrastarlo, nè la razza, nè la lingua e neppure il ceto sociale.
Seguendo le avventure di Eliza/Elias, cresceva in me il desiderio di abbandonare la storia principale, per approfondire quella corale, che si dipana con mille sfumature e che appartiene un po’ a noi tutti, perchè in qualche modo si ripete in varie forme ogni qual volta si insegua qualche tipo di “oro”.
Qualche cruccio per il finale, un lieto fine cui forse non era neppure necessario arrivare, e che ha smorzato il mio entusiamo.
In conclusione, riconosco nell’Allede uno stile piacevole, una fantasia che può anche catturare….ma la scintilla non è scattata!
L’autore:
Isabel Allende, è nata il 2 agosto 1942 a Lima (Perù), dove suo padre, è diplomatico ufficiale del Cile.Nel 1945 il padre, divorzia e abbandona la famiglia. La madre torna in Cile con i tre figli e va a vivere nella casa del nonno a Santiago.
Nel 1956 la madre si risposa con un diplomatico e la famiglia farà dei soggiorni all’estero, prima in Bolivia dove Isabel frequenta una scuola privata americana, poi in Europa e in Libano, a Beirut dove frequenta una scuola privata inglese.
Queste esperienze le permetteranno di conoscere un mondo diverso da quello della sua infanzia.
Tornata in Cile nel 1958, Isabel Allende, finisce gli studi e sposa Miguel Frias, da cui avrà due figli, Nicholas e Paula. In questo periodo lavora come giornalista sulla rivista per bambini Mampato e diventa famosa grazie alla rubrica “Los impertinentes” che tiene all’interno della rivista “Paula”. Dal 1970 Isabel lavora a Santiago per i canali 13 e 17 della televisione e poi per la Channel 7 con un programma umoristico ed uno di interviste. Frattanto coltiva la passione per il teatro e nel 1972 a Santiago viene rappresentata l’opera teatrale “L’ambasciatore” ed il magazine “Mampato” pubblica due storie per bambini: “La nonna Panchita”, “Lauchas y lauchones” ed una raccolta dei suoi articoli satirici “Civilizza il tuo troglodita”.
Nel 1973, Allende lascia il Cile, trasferendosi a Caracas, in Venezuela, dove rimane fino al 1988 impegnata come giornalista per il giornale “El Nacional”.
Nel 1982, pubblica “La casa degli spiriti”, il romanzo che porterà la maggior notorietà alla scrittrice.Seguono il libro “La cicciona di porcellana” nel 1984, e “Dell’amore e Ombre”.
Isabelita Allende a fianco dell’attività di giornalista si impegna con i suoi libri che hanno sempre più popolarità.
Nel 1988 Isabel Allende convola in sconde nozze l’americano Willie Gordon, lascia il giornale di Caracas e si trasferisce a San Rafael in California e si dedica totalmente alla scrittura.
m.desantis