La trappola

La trappola

la trappoladi N.J. Crisp
con Nathalie Caldonazzo, Giancarlo Zanetti e Marco Minetti

Non manco mai (credo dal primo anno) all’inaugurazione della stagione di prosa del Teatro Comunale di Morrovalle. Non è la Scala di Milano né il Teatro Eliseo di Roma però mi riempie di un piacere simile, commisurato alle dimensioni della cittadina.
La direzione artistica – che immagino sia di pertinenza dell’Assessorato alla cultura anche se nei programmi non è specificato – cerca sempre di procurare un brivido di emozione agli affezionati spettatori: da un po’ di tempo a questa parte il brivido resta un po’ troppo associato all’assunto teorico “donne e motori”…  in questo caso i motori non ci sono.
Ma la formula dimostra di avere un successo fortissimo: si tratti di “escort” o di “trans” quello che viene definito “immaginario collettivo”, e che io chiamo psicoanaliticamente inconscio sociale, si nutre voracemente di tutte le fantasie accessorie alla bellezza muliebre (o assimilabile ad essa).
La prima teatrale della stagione di Morrovalle presentava Nathalie Caldonazzo: all’apertura del sipario la bella donna era seminuda. Ho annotato che le mammelle non sembravano restaurate, che era molto magra, che mostrava addominali ben allenati, che sotto il pareo trasparente fianchi e glutei erano tonici. Ho anche annotato che il brivido in platea c’è stato.
Dopo qualche minuto di recitazione l’attrice ha indossato una vestaglia e ci si è distratti; ancora un brivido regalato dopo circa una mezzora per una fantasia di rapporto orale, subito allontanata. Al termine di circa un’ora e dieci il tutto era concluso con una buona dose di applausi.

E la storia? Forse domanderebbe qualcuno, qualora volesse saperne di più.
C’è una bella signora, Sally – la Caldonazzo appunto – che nella vita non fa niente se non stare seminuda (nuda sostiene una battuta del testo) a prendere il sole in piscina o ad aggirarsi nella villa di proprietà, in attesa che il ricco e rampante Mark marito imprenditore torni dal lavoro, se non è impegnata a prepararsi per qualche serata di gala.
La felice quanto monotona esistenza viene turbata dall’apparizione di un uomo di mezz’età, John, che entra di soppiatto per chiedere qualcosa di incomprensibile. Né la donna né il sopraggiunto marito riescono a disfarsi dell’importuno che invece piano, piano prende il sopravvento sui due con il sostegno di una pistola e chiarisce le sue ragioni.
Mark è stato l’amante della moglie dell’intruso e alla fine dell’ultimo incontro sessuale ha assistito all’incidente stradale in cui la donna è stata coinvolta senza intervenire in suo aiuto per non compromettersi. La donna aveva rischiato di morire e l’intruso, cioè John, è arrivato lì per vendicarsi.  In cosa consiste la vendetta? Innanzitutto nello spaventare Mark e poi nel far esplodere lo scandalo in famiglia. Con questo esce di scena e il sipario si chiude.

Il testo, banale e prevedibile, è reso ancora più insignificante dalla recitazione scialba dei tre protagonisti: Giancarlo Zanetti, che ne è anche il regista, smorzava ogni possibile tensione in una recitazione untuosa e frettolosa; Marco Minetti nella parte di Mark non era professionalmente credibile e Nathalie Caldonazzo, capace di una discreta pronuncia, non riusciva a trasmettere alcuna emozione nemmeno sensuale. L’attrice ha sicuramente un bel corpo che, credo, risulti più affascinante se un po’ più coperto. Tuttavia credo anche che, diretta meglio, le possa essere resa una migliore giustizia artistica, ma va da sé che nel nostro sgangherato paese tutto venga venduto ad un tanto al chilo: perché impegnarsi di più?

Voglio invece fare un complimento agli sconosciuti tecnici dello spettacolo che con grandissima professionalità sono riusciti a trasformare il piccolissimo palcoscenico del teatro di Morrovalle in uno spazio apparentemente grande ed adatto ad una scenografia semplice e curata.

Pietro De Santis

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