Arsenico e vecchi merletti

Arsenico e vecchi merletti

di Joseph Kesselring
Regia di Oberdan Cesanelli
al Teatro di Morrovalle, sabato 29 marzo

La pièce messa in scena dalla Compagnia delle Rane è piuttosto famosa e, oltre ad aver avuto 1444 repliche a New York a partire dal 1941 come abbiamo appreso dal programma di sala, è stata anche portata sul grande schermo da Frank Capra nel 1944 con Cary Grant come attore protagonista. Noi abbiamo avuto modo di vedere la pellicola cinematografica ed è la prima volta che assistiamo in teatro alla messa in scena di questa brillante commedia.


La trama è arcinota: due tenere vecchiette, sorelle, spediscono al Creatore con serena tranquillità tutti i maschi poveri e soli che chiedono di affittare una stanza, il cui annuncio è messo a bella posta sul giornale locale. I corpi vengono poi seppelliti nella cantina di casa in buche scavate ad hoc da un nipote pazzo delle due, Teddy, che si convince di essere il Presidente Roosvelt, ma non senza un rito funebre dignitoso ed austero.
Né i vicini di casa, né tanto meno i quattro poliziotti del quartiere sospettano nulla e la faccenda diviene palese solo ad un secondo nipote delle due Mortimer, cronista di teatro, che scopre la verità e cerca di impedire loro altre “funzioni funebri” senza volerne turbare la felice serenità.
Dopo una serie di rocamboleschi colpi di scena, che coinvolgono il terzo nipote Johnathan – un assassino ricercato dalla polizia – il giovane Mortimer riesce nel suo pacifico intento. La soddisfazione che gli resta è scoprire di non essere un vero componente della famiglia Brewster – evidentemente colpita dalla pazzia di generazione in generazione – in quanto adottato: con un sospiro di sollievo ed il tipico happy and si chiude il sipario.

Ho sottolineato volutamente alcune parole: il 1941 è l’anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti con Roosvelt alla presidenza; nella commedia gli unici a morire sono maschi senza famiglia (i soldati lontani da casa) che vengono anche seppelliti nelle “chiuse” del canale di Panama e con nobili cerimonie funebri (sempre lontani da casa). A scoprire il tutto è una persona che si occupa di teatro (l’autore stesso) che si guarda bene dal rivelare ciò che pensa alle autorità (ne andrebbe di mezzo anche lui) anche perché ama chi lo ha accolto ed allevato (le due vecchiette tenere e assassine, cioè gli Stati Uniti).
Il testo teatrale gioca sul tema dell’assurdo: della morte, in un periodo tragico come quello delle guerre, si può parlare solo in chiave ironica e grottesca, senza fermarsi a riflettere neanche per un solo istante. Perciò il testo è rapidissimo e senza tentennamenti; la critica sociale e politica che vi si cela nascostamente rende il tutto assolutamente ironico ed esilarante: la felicità della scrittura ed il sottostante contenuto inconscio hanno contribuito all’enorme successo della pièce.
Perfettamente in linea è anche il finale insolito: mandare in una casa di cura il Presidente Roosvelt e le due vecchiette, suoi generali, era il sogno di molti americani in quel periodo (ed anche in questo periodo in riferimento a Bush) perciò suscitava in tutti gli spettatori un autentico divertimento.

La messa in scena al teatro di Morrovalle è stata gradevole: semplice e ben fatta la scenografia, serrati i dialoghi e buona la mano del regista. Per gli attori la prova non è stata semplice: alle due interpreti principali, Graziella Del Monte e Lucia Balzi, va riconosciuto il merito di avere tenuto il palcoscenico per più di un’ora e trenta minuti senza tentennamenti, caratterizzando i due personaggi con una ingenua serenità criminale. Bravi tutti gli interpreti: Teddy-Roosvelt, Cristian De Felice; Jontathan-l’assassino, Marco Cusmano; Mortimer-critico teatrale, Giampaolo Fermanelli; Elena-fidanzata di Mortimer, Rosita Platinetti; il dottor Einstein-complice dell’assassino, Giuseppe Salvucci; il sig. Witherspoon-resonsabile della casa di cura, Federico Mancini.
Personalmente abbiamo trovato straordinari i quattro-poliziotti-quattro, teneramente spaesati anche nei saluti finali. Un plauso meritato a Oberdan Cesanelli, a chi ha disegnato e preparato i costumi – non è citato nel programma di sala – e  a Eric Olijnyk, paziente tecnico audio-luci. Tanti applausi.

pietrodesantis

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