La cena per farli conoscere

La cena per farli conoscere

di Pupi Avati
con Diego Abatantuono, Vanessa Incontrada, Francesca Neri, Violante Placido, Inés Sastre

la cena per farli conoscere 

Sandro Lanza è un attore di soap opera con un lungo passato cinematografico solo di film di cassetta, ossessionato dall’idea di non avere mai avuto la grande occasione artistica. È un uomo affascinante ed un grande seduttore che, incredibilmente, riesce sempre ad indovinare i nomi delle donne in cui si imbatte. Correndo dietro alla sua chimera ha avuto tre figlie da altrettante mogli.

Il film inizia con il tentativo di porre rimedio agli “insulti” del tempo grazie ad una chirurgia plastica del viso, che dà l’avvio all’epilogo della sua esistenza.
L’operazione gli deturpa il viso ed egli, scaricato dalla “produzione”, simula il suicidio per suscitare l’interesse dei rotocalchi o, forse, per farla davvero finita. Le tre figlie si riuniscono per aiutarlo ed organizzano una cena per fargli conoscere una donna, da tempo innamorata di lui, nella speranza che ella se ne faccia carico.
La cena riesce disastrosamente bene: Sandro Lanza si accorge di una realtà affettiva fino ad allora trascurata e decide di affrontarla. Si prende cura della figlia meno amata ed abbandona definitivamente il cinema, accontentandosi di lavorare in una radio privata. Muore d’infarto sull’autoambulanza non prima di avere indovinato il nome della dottoressa rianimatrice.

Diego Abatantuomo in ogni film in cui partecipa, replica più o meno se stesso e ciò, contro ogni ovvia previsione, attribuisce al personaggio che interpreta una profondità insospettata e credibile: il suo Sandro Lanza è un uomo che spicca nettamente in un mondo bidimensionale.
Le tre bellissime attrici, fotografate con grande maestria, suggeriscono convinventemente tre caratteri: drammatica Inés Sastre, confusa ed ambigua Vanessa Incontrada, affettuosa e morbosa Violante Placido. Un ingresso drammatico, alla Margherita Gautier, è quello di Francesca Neri, l’invitata a cena malata d’amore.
I personaggi minori sono tutti ben caratterizzati per descrivere un mondo abbastanza ignobile, simile a quello reale.
Pupi Avati non racconta mai una storia dall’inizio alla fine, ma inonda di un fascio di luce un avvenimento, un frammento di vita “hic et nunc”: così ricordiamo nella gita scolastica, in noi tre, in magnificat e tanti altri. Le immagini che illumina rimangono impresse e suscitano nostalgia, sentimento al quale ci sembra molto legato. Ma questa volta abbiamo anche la sensazione che egli abbia voluto rendere omaggio ad un qualche amico: a Corbucci, Pietro Germi o chissà chi.

Il senso di tutto ciò rimane il carpe diem di oraziana memoria che si tinge di un colore più tenue nei versi di Guido Gozzano o nella splendida epopea raccontata da Ernest Hemingway in breve la vita felice di Francis Macomber.
Emblematico è il racconto del sogno con cui si conclude il film in una carrellata di titoli inventati con goliardia: Sandro Lanza sogna Pietro Germi in piazza del Popolo, a Roma, che lo chiama per girare ancora una volta matrimonio all’italiana. Pupi Avati cosa avrà mai voluto significare?

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