A stare seduto sul divano vengono i brufoli sul coccige

A stare seduto sul divano vengono i brufoli sul coccige

Roma, tredici marzo, venerdì

A stare sul divano mi vengono i brufoli sul coccige: sdraiato sotto alla coperta mi tocco per il fastidio; tra prurito e dolore (poco) penso a piaghe da decubito, il capo piegato per la malasorte del divano.

Ricevo video brevi con esercizi ginnici antibrufolo: ieri, due; oggi, uno. Una bella ragazza saltella, dovrei farlo? Lei è bionda, io bruno. È giovane e non raccoglie virus dal tappeto. Spinge il coccige in alto, vederlo fa bene; spinge anche il pube bene in su, meno chic, per me. Le gambe? Male al ginocchio, abbandono.

Il video, oggi, me l’ha girato Massi; Massi è sempre originale. Qui l’istruttore è in verde, meno carino di lei e mi somiglia un po’: pulisce subito le mani, è un bene e non si fa fatica. Pulisce a lungo: sopra, sotto, ruota i polsi; a usare il mouse i polsi fanno male è da un po’ che ci penso.

Tira su il ginocchio, estende il piede, ci infila una busta con elastico. Io lo faccio a Venezia per l’acqua alta, le buste costano meno degli stivali. A Venezia le buste, questo è certo, sono made in China: colore blu, arancio o bianche trasparenti; tirando su il ginocchio fai grandi addominali, mentre cammini… e non ti accorgi.

Ancora un esercizio per mani e polsi: ok.

Ora: su il braccio, piega il braccio, infila il guanto: e uno! su il braccio, piega il braccio, infila il guanto: e due! Sembra divertente, il motivo musicale è giusto.

Inspira ed espira dalla mascherina, ma io dove la trovo? Al mercato non ce l’hanno; in farmacia manco a dirlo.

Da giovane ero anche scemo: nell’estate rovente correvo sull’asfalto alle due del pomeriggio, infilato in un sacco nero da spazzatura per sudare; fortuna che Dio non mi ha voluto. La tutina che ha infilata l’istruttore è bianca quasi trasparente; la chiude con la zip e lo strap intorno al mento; le righe rosse saranno snellenti, però ormai somiglia a una salsiccia… non che prima fosse un fighettino; la ragazza in nero invece, beh.

Infila una visiera trasparente – antivento e antipioggia: gli ripara il viso; speriamo non appanni col respiro – e ancora guanti blu: braccio su, guanto blu; braccio su, guanto blu. In totale fanno quattro: due sotto la tuta, due sopra la tuta. A posto? Allora indietro tutta: via la visiera, via i guanti, via la tuta.

La tuta la sfiliamo in modo sexy: oscillazioni morbide a sinistra, destra, piano e giù; piano e giù. A gambe piegate, sfilare piano; le braccia via in un colpo, poi la tuta va messa nel secchiello.

Muovere fianchi e piedi per sfilare gli stivali; niente mani, solo piedi: destra sinistra, destra sinistra, sinistra. Bisogna imparare dai cani che si grattano, gli fa piacere e si vede da come allungano il collo; l’istruttore in verde, il collo non lo allunga…

L’uomo guarda convinto verso la camera di ripresa: così si deve fare. Via i guanti blu e gran pulizia di mani: è tutto a posto. Sei minuti, niente male. Però non specifica quante ripetizioni… la ragazza era più professionale.

Sì lo so, l’uomo in verde è un infermiere e non si lamenta, lui. Torno sul divano, Massi, coraggiosamente.

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