Avventure dell’ascolto

Avventure dell’ascolto

Ho conosciuto Lorenzo Pavolini come esponente dell’Associazione Piccoli Maestri, che si pone l’obiettivo di far conoscere ed apprezzare i classici della letteratura nelle scuole.

La definizione di “classici della letteratura” è ampia e generica ma, in qualche maniera, circoscrive un comune denominatore basato sulla “qualità” della scrittura e sulla “sovranazionalità” degli argomenti.

Allora io volevo far conoscere – in una scuola di Roma alla quale sono molto affezionato – il grande John Cheever (1912 – 1982): Lorenzo Pavolini avrebbe potuto presentare Il nuotatore (1964). Ci siamo incontrati sulla condivisione di una simpatia.La presentazione ebbe luogo con successo. Nel frattempo avevo imparato che il mio nuovo amico portava un nome importante, dato che il nonno era stato un famoso gerarca fascista. A questo parente importante, ovviamente mai conosciuto, Lorenzo dedicò un’indagine storico-famigliare raccolta nel libro Accanto alla tigre (2010).

Al di là di ogni considerazione etica o politica mi sento debitore, al nonno Alessandro, dell’invenzione del Maggio Musicale fiorentino (1929).

Il bel libro dedicato ad Alessandro Pavolini è una specie di “valore tonale invertito” del bellissimo Soldati di Salamina (2001) di Javier Cercas: in questo, l’indagine si indirizza verso la riscoperta di un episodio, di grande valore umano e morale, accaduto durante la guerra civile spagnola (1936-1939); in Accanto alla tigre la ricerca trova l’epilogo in un massacro e nella sua ignobile esposizione a Piazzale Loreto (29 aprile 1945).

Chiesi a Lorenzo di presentare quel libro storico ai ragazzi che preparavano gli esami di stato; grazie alla delicatezza nell’esposizione degli argomenti drammatici, l’accoglienza fu straordinaria nei commenti e nell’attenzione. Dario, studente bravo e politicamente corretto, e Ciccio, quasi un dropout e politicamente scorretto, ne furono i portavoce più significativi.

Una simile delicatezza si coglie in Si sente in fondo?

Il libro esprime tre aspetti, e tre strati d’animo:

  1. Una collezione di ricordi legati alla funzione culturale delle trasmissioni di Radio Tre;
  2. Una collezione di ricordi legati alla funzione sociale delle radio, in territori e paesi posti in gravi difficoltà a causa della povertà o delle guerre;
  3. Una collezione di ricordi legati all’esperienza individuale

Il titolo si lega ad un’esperienza di studio: un’aula universitaria; un fatto paradossale.

Il docente usa il microfono per attirare l’attenzione – si sente in fondo? poi lo spegne e parla a voce normale: l’attenzione si affina, si crea un silenzio tale che il parlare pacato del ‘notevole’ protagonista arriva fino in fondo all’aula affollatissima.

Il gesto ha un suo valore psicologico: il parlare a bassa voce, per essere veramente ascoltati, obbliga anche ad una promessa di ascolto. Chi parla a bassa voce non pretende di sovrastare gli ‘altri’ suoni, si ‘concede’ a loro.

Le parole pronunciate volano e ti raggiungono dicevano i latini (Verba volant…) mentre le parole scritte rimangono ferme e devi essere tu ad avvicinarle. In principio era il Verbo sostiene Giovanni nell’incipit del suo Vangelo, ed altrettanto asserisce l’Antico Testamento nella Genesi (Dio disse…). Intorno all’ascolto può iniziare la costruzione di un mondo.

Una seconda esperienza riferita da Pavolini è quella del dramma/radiodramma: un omino suonava il fagotto nell’orchestra della Rai di Roma e, abolita quella compagine, finì come tappezzeria nello studio per la ripresa dei radiodrammi, divenuto radiodramma egli stesso. In questo caso Lorenzo propone un’autentica interpretazione psicoanalitica, non sappiamo quanto oggettivabile: «Gli altri indossano le loro maschere, ma anche quelle che noi mettiamo loro addosso: la persona che incontro, per me, è anche mio padre, mio fratello, mia madre, l’amico amato, il confessore temuto. Succede che una persona appena incontrata, che ci ha guardato con occhi gentili, ci risulti immediatamente antipatica; perché? Perché quello sguardo così gentile, è lo sguardo di un altro; è troppo simile a quello di un amico che ci ha traditi. Altre volte in un incontro fortuito, un tale ci è, subito, simpatico ci piace il suo modo di muovere le mani; mani simili a quelle di un altro: mani tanto amate. Con quella persona saremo in contatto per breve tempo. In quel breve tempo reciterà i suoi personaggi e noi le imporremo i nostri. Le nostre imposizioni non le saranno del tutto indifferenti; senza volerlo e senza saperlo, sarà, un poco, come noi la vorremo.» (Sandro Gindro, Il teatro della psicoanalisi, Psicoanalisi Contro n.16, 1996)

Un suono ‘leggero’ può raggiungere ‘profondità’ inimmaginabili; la leggerezza è la cifra di Pavolini, che raccoglie un’eredità lasciata da Italo Calvino nelle Lezioni americane (Mondadori, 2000): « ci sono cose che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici… (p. 3); oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime… (come le onde radio, p. 12); il messaggio messaggero… è leggerissimo, in movimento, vettore d’informazione… (p. 17); la ricerca della leggerezza è una reazione al peso di vivere (p. 33)»

La Lettura ad Alta Voce (come l’analoga trasmissione radiofonica curata da Lorenzo Pavolini) è una reazione al peso di vivere, attraverso il piacere di ascoltare una storia, che alimenta la propria storia: ho un personale ricordo infantile, alla vigna, che mi piace raccontare. Si tratta di un’emozione semplice: negli anni ’60, in questo appezzamento di terreno posto sulle colline velletrane coltivate a vite, la casa contadina di mia nonna ci ospitava d’estate. Non c’era luce elettrica (si consumavano candele); né servizi igienici (si usciva con una paletta tra i filari di viti); né acqua corrente (c’era l’acqua piovana raccolta nel pozzo). Quando faceva buio, dopo cena, le donne chiacchieravano pacatamente raccontando le storie della giornata, i pettegolezzi: in quella tranquillità di suoni mi assopivo sognando il mondo.

Per questo ascoltare senza vedere, parole ascoltate al buio o occupandosi d’altro con la radio accesa, il pensiero va inevitabilmente al Maestro Sandro Gindro, non vedente, la cui capacità di ascolto – e di riflessione sull’ascolto – mi appare tuttora assolutamente ineguagliata.

Ma c’è anche un vedere senza ascoltare, che risulta interessante: chi ha la possibilità ed il piacere di visitare la casa museo di Giorgio De Chirico (Piazza di Spagna, 31), scoprirà la presenza di un televisore ed una poltrona. Il grande pittore si sedeva e guardava le immagini trasmesse, senza il sonoro…

La costruzione di un mondo, pensato personalmente almeno un po’, richiede l’accortezza di non lasciarsi sommergere interamente dalle prove sensoriali: vedere senz’ascoltare; ascoltare senza vedere consentono il pensiero cosciente…

Ma c’è ancora un vedere ed ascoltare insieme che risulta interessante, di cui dà conto Pavolini: intervistare con un registratore. Questa modalità somiglia al lavoro dello psicoanalista con la sua attenzione liberamente fluttuante: mentre il nastro avvolge le parole dette, l’intervistatore è libero di guardare, di farsi un’idea… (la serie di interviste ai componenti dell’Orchestra di Piazza Vittorio).

Dentro agli scritti di Lorenzo c’è un mondo reale che nasconde – ma solo con un velo – un mondo ideale.

Il mondo è sempre ideale durante la sua costruzione: solo quando la costruzione si interrompe, la realtà si presenta nella sua vecchiezza. (pietro de santis)

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