Un castello nel cuore

Un castello nel cuore

Da quando conosciamo Pamela Villoresi, sappiamo del suo desiderio di interpretare la figura di Santa Teresa di Avila e, nelle chiacchierate con lei, abbiamo appreso anche quali e quanti siano stati gli scrittori, i poeti, i saggisti, i vaticanisti che ha interpellato, e con i quali ha discusso di questa figura straordinaria: dapprima per formarsi una conoscenza profonda di lei e poi, anche, per chiedere contributi in termini di scrittura.

Il testo di Michele Di Martino – giovanissimo, poi giovane ed ora adulto drammaturgo amico, cultore dei classici greci, latini e contemporanei – è riuscito a condensare in poco più di un’ora la vita e le opere della prima donna nominata “Dottore della Chiesa” (Paolo VI, 1970). La forza di Teresa fu nella volontà di creare un “mondo nuovo” e non solo in relazione all’ambito religioso e monastico: ciò è attestato dai documenti storici, che riferiscono delle decine di richieste di conversazioni e delle donazioni ricevute da parte delle più potenti famiglie spagnole dell’epoca; ma fu anche nella capacità poetica di descrivere, con emozione lucida, la propria intensa esperienza interiore.

La fama della Santa ha attraversato le epoche e le arti, come donna simbolo di intelligenza ed ardore: nessuno al mondo può ignorare la splendida raffigurazione dell’estasi, scolpita da Lorenzo Bernini (Roma, Chiesa di Santa Maria della Vittoria), nella quale il corpo viene trafitto dall’amore di Cristo; né è possibile evitare le associazioni di pensieri, il cui carattere sessuale non è nemmeno velato.

La grandezza di Teresa di Avila fu quella di oltrepassare schemi e maschere tradizionalmente assegnati alla figura femminile: si rivelò pudica e sensuale, fragile e vigorosa, obbediente e determinata nella ribellione. Ella era rinvigorita da un rapporto d’amore privo di inibizioni e di ambiguità, il cui oggetto non poteva esserle contestato: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Mt 22, 37; Lc 10, 27).

Amare con tutto il cuore ed arrivare all’estasi è, prosaicamente, un’esperienza invidiabile, qualsiasi significato si voglia ad essa attribuire; ma il desiderio di superare il limite ambiguo del dualismo maschile/femminile è sicuramente ancora più ambito e capace di stimolare moltitudini di identificazioni e proiezioni.

Il testo teatrale ha tentato di rappresentare lo spirito di Teresa; e lo spettacolo nel suo complesso ha tentato di adeguarsi allo spirto del testo. La scenografia di Carlo Bernardini, pur se ridotta all’essenziale – anche grazie alla straordinaria bellezza del salone di Palazzo della Cancelleria – ha voluto riprodurre una “stanza mistica”, cioè uno spazio fisico e mentale luminoso. Le musiche originali di Luciano Vavolo, che da sempre accompagna Pamela nei suoi recital, pur nella loro modernità, hanno cercato echi nella musica antica, spesso riuscendo nell’intento: le belle voci di Fabrizio Ceccacci e Alessia Spinelli le hanno interpretate con precisione e garbo. La regia di Maurizio Panici, che partecipa anche come nobile spagnolo, ha aggiunto elementi di verosimiglianza alla rappresentazione, assecondato dai costumi, bellissimi, di Lucia Mariani e dalle elaborazioni grafiche visuali di Andrea Giansanti, proiettate sul fondale della scena; e dalle luci – meglio sarebbe dire le penombre care al rinascimento – di Roberto Rocca.

Dell’interpretazione di Pamela cosa dire? A noi piace sempre, sia nello stile umoristico, sia in quello tenero, sia nel dramma: come diceva un nostro amico, autore e docente di teatro, “il grande attore deve essere in grado di fare il saluto del capitano spagnolo del ‘600” anche se non avrà mai la necessità di portarlo sulla scena. Il grande attore porta il teatro dentro. Però vogliamo anche sottolineare come, in questo caso, Pamela Villoresi sia riuscita nello “spettacolare” intento di rappresentare il non rappresentabile, in virtù di una sperimentata capacità di comprensione del personaggio e di una straordinaria tecnica interpretativa – e senza ricorrere a facili scappatoie – . Auspichiamo che tanti amanti del teatro possano assistere a questo spettacolo.

Palazzo della Cancelleria: 31 marzo | 12 aprile 2015
Teresa D’Avila di Michele Di Martino
regia Maurizio Panici
con Pamela Villoresi
consulenza fonti: Antonio Maria Sicari e Fabio Silvestri
musiche originali: Luciano Vavolo
voce e canto: Fabrizio Checcacci, Alessia Spinelli, Maurizio Panici
impianto scenico: Carlo Bernardini
costumi: Lucia Mariani
disegni: Laura Riccioli
elaborazioni grafiche visuali: Andrea Giansanti
luci: Roberto Rocca

evento speciale in collaborazione con Divinamente, Festival Internazionale della Spiritualità, durata 75’

Produzione
ARGOT PRODUZIONI

in collaborazione con
i Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta Movimento Ecclesiale Carmelitano

(Ci sentiamo in dovere di aggiungere, a margine, una postilla: quando la capacità di comprensione e la tecnica teatrale o cinematografica sono povere, si ricorre alla pornografia. La pornografia non è limitata all’ambito sessuale, ma riguarda tutte le emozioni. Riteniamo sia una pratica scadente lo squartare cadaveri o l’inondare la scena di sangue per suscitare orrore o, al contrario, lo sbaciucchiare cuccioli di labrador per suscitare tenerezza.) pietrodesantis

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