Omaggio a Messiaen – Quatuor pour la fin du temps

Omaggio a Messiaen – Quatuor pour la fin du temps

Quartetto per la fine del Tempo di Olivier Messiaen
Sandro Cappelletto voce recitante
Alessandro Carbonare clarinetto
Carlo Maria Parazzoli violino
Gabriele Geminiani violoncello
Andrea Dindo pianoforte

Sabato 1 novembre è stato eseguito, come omaggio a Messiaen, il suo straordinario quartetto per la fine del tempo. È stato un omaggio duplice perché la data, coincidente con la festa di tutti i Santi, è adatta per una riflessione sulla vita, sul suo inizio e sulla sua fine.
A Roma – e non solo – la musica del novecento e contemporanea viene raramente eseguita e questo stesso brano è riproposto da un’importante istituzione musicale pubblica solo dopo sessanta anni dalla prima esecuzione. Le istituzioni musicali private, più sensibili a ogni forma di rinnovamento, hanno proposto più volte l’opera: io ricordo almeno un’esecuzione nel dicembre 1992 nella Chiesa di San Marco Evangelista in Roma con Vincenzo Mariozzi al clarinetto e Giuseppe Scotese al pianoforte.


Anche a causa della tipica prudenza delle istituzioni verso la musica del novecento e contemporanea, possiamo giudicare il concerto del 1 novembre come un evento straordinario per più motivi: la bravura degli interpreti, il coraggio della collocazione, l’affluenza e il calore del pubblico.
Alessandro Carbonare, Andrea Dindo, Gabriele Geminiani e Carlo Maria Parazzoli hanno la straordinaria capacità dei solisti, che sanno anche ascoltare, di creare un impasto sonoro sensuale e comunicativo grazie al quale il pubblico riesce a cogliere il significato anche di una musica di difficile e raro ascolto.
La direzione artistica del Parco della Musica ha saputo cogliere l’opportunità offerta da questi ottimi interpreti, aprendo la Sala Sinopoli (di 1200 posti!) nonostante i timori di vedere troppe poltrone vuote ed è stata ripagata da un ottimo afflusso di pubblico e, soprattutto, dal calore che questo ha dimostrato con molti minuti di applausi.
Azzeccata è stata la scelta di Sandro Cappelletto di presentare gli otto movimenti, di cui si compone il quartetto, leggendone le frasi scritte a commento dallo stesso Messiaen. Ne è sortito uno spettacolo di forte intensità emotiva e grande tecnica interpretativa.
Ci sembra giusto raccomandare a tutti almeno l’ascolto di una registrazione di questo brano, di cui riportiamo la genesi e la descrizione: composto tra la fine del 1940 e i primi giorni del 1941 nel campo di concentramento di Gorlitz, è considerato uno dei più alti esempi di musica cameristica del ventesimo secolo.
Quando nel settembre del 1939 la Francia entrò in guerra, Messiaen fu chiamato alle armi e pochi mesi dopo, nel maggio del ’40, durante un’offensiva tedesca venne catturato. Insieme ad altri prigionieri fu trasferito nel campo di concentramento Stalag VIII A di Görlitz (al confine Sud-Ovest della Polonia), ove sopravvisse per un anno nelle atroci condizioni a tutti note. L’ufficiale nazista responsabile dello Stalag era un appassionato di musica e, venuto a sapere delle competenze di Messiaen (come di altri tre prigionieri musicisti), lasciò lavorare il compositore in vista di un concerto al campo.
Messiaen scrisse, per i musicisti conosciuti durante la prigionia (un violoncellista, un violinista e un clarinettista), dapprima un breve trio (confluito successivamente nell’opera come quarto movimento) e poi, con l’aggiunta di un pianoforte (suonato da Messiaen stesso), realizzò il Quartetto.
Il Quatuor pour la fin du temps era concluso agli inizi del nuovo anno: fu eseguito il 15 gennaio del ’41, sotto la neve ed in condizioni inimmaginabili, di fronte a tutti i prigionieri dello Stalag VIII A radunati in un piazzale gelato. Gli altri musicisti ad eseguire il Quatuor con Messiaen furono Henri Akoka (clarinetto), Jean le Boulaire (violino) ed Étienne Pasquier (violoncello); nessuno dei tre era un musicista professionista. I nazisti riuscirono a procurare per Pasquier un violoncello con tre sole corde e il pianoforte su cui suonò Messiaen era talmente vecchio e malmesso che i tasti, una volta premuti, restavano abbassati.
Il Quatuor consta di otto movimenti, ognuno dotato di titolo e introdotto da un breve dedica o da una spiegazione scritta di proprio pugno da Messiaen nella prefazione al Quartetto stesso:
1. Liturgie de cristal (Liturgia di cristallo): Tra le tre e le quattro del mattino, il risveglio degli uccelli: un merlo o un usignolo solitario improvvisa un canto, circondato da uno scintillio di suoni, da un alone di trilli che si perdono alti tra gli alberi. Si trasponga tutto ciò su un piano religioso ed ecco che si ottiene l’armonioso silenzio del Paradiso.
2. Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps (Vocalizzo per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo) La prima e la terza sezione evocano la forza del possente angelo, incoronato da un arcobaleno e vestito di nubi, che posa un piede sul mare ed un piede sulla terra. Nella sezione centrale ci sono le impalpabili armonie celesti. Al piano dolci cascate di accordi blu-arancio, che abbelliscono con la loro sonorità distante la melopea quasi da canto piano del violino e del violoncello.
3. Abîme des Oiseaux (Abisso degli uccelli): Clarinetto solo. L’Abisso è il tempo, con le sue tristezze, i suoi scoramenti. L’uccello è il contrario del Tempo; è il nostro desiderio di luce, di altezze, di arcobaleni, di canti gioiosi!
4. Intermède (Intermezzo): Scherzo, di carattere più superficiale degli altri movimenti, ciononostante ricollegato a questi da certe reminiscenze melodiche.
5. Louange à l’Éternité de Jésus (Lode all’Eternità di Gesù): Qui Gesù è inteso soprattutto come il Verbo. Una grande frase, infinitamente lenta, del violoncello, magnifica con amore e riverenza l’eternità di questo Verbo dolce e potente, “che gli anni non possono consumare”. Maestosamente la melodia s’appiana, in una sorta di lontananza tenera e somma. “In principio era il Verbo, e il Verbo era in Dio, e il Verbo era Dio”.
6. Danse de la fureur, pour les sept trompettes (Danza furiosa per le sette trombe): Ritmicamente, il brano più caratterizzato della serie. I quattro strumenti, all’unisono, rievocano le sonorità di gong e trombe (le prime sei trombe dell’Apocalisse latrici di diverse catastrofi, la tromba del settimo angelo annuncia la consumazione del mistero di Dio). Impiego del valore aggiunto, di ritmi aumentati o diminuiti, di ritmi non retrogradabili. Musica di pietra, formidabile granito sonoro; irresistibile movimento d’acciaio, d’enormi massi di furia porpora, d’ebbrezza glaciale.
7. Fouillis d’arcs-en-ciel, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps (Vortice d’arcobaleni per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo): Si rinvengono qui certi passaggi del secondo movimento. Appare l’Angelo pieno di forza, e soprattutto l’arcobaleno che lo incorona (l’arcobaleno, simbolo di pace, di saggezza, di tutte le vibrazioni luminose e sonore). – Durante i miei sogni, sento e vedo accordi e melodie conosciute, colori e forme note; poi, dopo questa fase transitoria, passo all’irreale ed esperisco con estasi un vortice, una compenetrazione circolare di suoni e colori sovrumani. Queste lame di fuoco, queste colate di magma blu-arancio, queste stelle improvvise: ecco lo scompiglio, ecco l’arcobaleno!-
8. Louange à l’Immortalité de Jésus (Lode all’Immortalità di Gesù): Lungo solo di violino, funge da contraltare al solo di violoncello del quinto movimento. Perché questa seconda Lode? Perché s’adatta più precisamente al secondo aspetto di Gesù, al Gesù uomo, al Verbo fatto carne, che resuscita immortale per comunicarci la sua via.

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