Una nota di sicurezza

Una nota di sicurezza

 Spettacolo per le Scuole Superiori
ideato ed organizzato dalla Polizia di Stato
in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione
giovedì 6 marzo 2008 al Gran Teatro di Roma

Per il terzo anno consecutivo la Polizia di Stato ha organizzato  uno spettacolo dedicato alle scuole superiori. Il titolo scelto per questa occasione è stato “una nota per la sicurezza”.
Abbiamo avuto la fortuna di assistervi partendo addirittura dall’origine: aggregati ad un istituto scolastico della capitale, siamo stati prelevati insieme agli studenti da alcuni pullman della polizia, condotti al Gran Teatro e riaccompagnati infine al punto di partenza.
Ci sembra che l’iniziativa abbia puntato a due finalità: promuovere una campagna contro il bullismo e attenuare l’ostilità dei giovani nei confronti della polizia di stato e delle autorità costituite, più in generale.

Bisogna riconoscere che negli ultimi anni si è notato un forte riavvicinamento dei cittadini alle figure che rappresentano la legge – principalmente grazie a Gigi Proietti (Il Maresciallo Rocca), a Terence Hill (don Matteo) e a Luca Zingaretti (Commissario Montalbano) – più che ad iniziative di carattere istituzionale. Invero la situazione è nettamente cambiata dagli anni ’70, in cui Pasolini scriveva che i veri proletari erano gli agenti di polizia cosiddetti “celerini” ed erano, anche, i veri sfruttati da parte del potere. Tuttavia, abbiamo potuto parlare durante il viaggio in pullman, con una bellissima agente – assistente capo – che ci confidava come il proprio figlio diciassettenne si vergogni di raccontare ai propri compagni l’attività professionale di entrambi i genitori e per lo stesso motivo aveva evitato di partecipare alla manifestazione.

Va innanzitutto riconosciuta, per lo meno agli agenti che ci hanno accompagnati, una grande gentilezza che è stata ricambiata dagli studenti dopo i primi 10 minuti di freddezza, tanto che tipico turpiloquio adolescenziale si è andato anche, via via, stemperando.
Nel grande teatro si è creata sin da subito un’enorme confusione abbastanza divertente, dovuta a schiere di ragazzi che si sedevano, si alzavano, si spostavano, ballavano, filmavano con i tremendi telefonini prima, durante e dopo lo spettacolo. La presentatrice, Paola Saluzzi, una bella ragazza abbastanza spigliata, è risultata simpatica ai ragazzi ed è riuscita a condurre brillantemente la serata nonostante una serie di cori di natura inevitabilmente calcistica, motivati dall’imminente partita del Napoli contro la Roma.
Il primo ospite è stato Claudio Baglioni: bello, professionale, generoso e, almeno giovedì sera, dotato di quella umiltà elegante che lo ha lasciato mettersi a disposizione di Fiorello, successivo ospite insieme a Baldini e al pianista Cremonesi. Fiorello è stato un mattatore, con poche idee in questo caso, capace di inventare qualsiasi cosa e trascinare ogni tipo di spettatore: ha coinvolto i ragazzi a cantare la bellissima canzone di Renato Zero “I migliori anni della nostra vita” e, soprattutto, la canzoncina sigla del cartone animato Heidi che ha liberato in un coro tutti i duemila ragazzi presenti.

Sono saliti sul palcoscenico Gianfranco Magalli e Luca Barbareschi a dire la loro sul bullismo piuttosto banalmente, e il figlio antipatico della famiglia “Cesaroni” che, invece, è simpaticissimo e desideroso di parlare e di salutare tutti.
C’è stato un lungo monologo estremamente volgare del comico “Dado”, divertente a tratti ed un breve intervento del bravissimo Marco Mazzocca, attore apprezzato dal pubblico televisivo principalmente nelle vesti un poco stupide e razziste di uno sgangherato domestico filippino.
Infine si sono esibiti per alcuni minuti due componenti del gruppo musicale dei “Negramaro”, cantante e chitarrista. Hanno suonato con chitarre acustiche e si sono rivelati bravi professionalmente e dotati di una spocchia che non sarebbe giustificabile nemmeno in una star di grandezza internazionale.
Un po’ mortificata – e sostanzialmente utilizzata come scenografia – l’ottima banda della Polizia di Stato che ha accompagnato un paio di canzoni ed ha eseguito, a conclusione dello spettacolo, l’inno nazionale.
I nostri ragazzi mostrano un comportamento sempre in bilico tra volgarità e generosità, entusiasmo e noia. Giovedì sera non si sono smentiti anche se due episodi hanno suscitato una ulteriore riflessione: il modo sguaiato di cantare l’inno nazionale e la totale partecipazione alla canzoncina di Heidi.
Cantare l’inno di Mameli in maniera sguaiata è una evidente difesa dall’emozione di sentirsi un po’ fratelli; partecipare con totale affetto al coro per Heidi è rivivere con nostalgia un periodo più ricco di amore e di desideri dell’attuale.
A questo punto viene spontanea una domanda: chi ha rubato l’infanzia ai nostri ragazzi?

p.desantis

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